«Bitonto?
È ancora un fronte molto caldo ma sul quale stiamo lavorando con
grande impegno. Purtroppo gli equilibri sono precari e mutevoli,
soprattutto nella provincia, dove il quadro cambia di continuo».
Il
questore di Bari, Antonio De Iesu, non usa giri di parole e fotografa
la situazione della criminalità barese e della sua area
metropolitana. E lo fa anche commentando i dati della relazione della
Direzione investigativa antimafia (Dia) relativi al secondo semestre
dello scorso anno e pubblicati qualche giorno fa.
Che
certifica, ancora una volta, un fenomeno che va avanti da qualche
tempo: la malavita del capoluogo si sta delocalizzando
nell’hinterland.
«Negli
ultimi anni – si legge – a causa della naturale
aspirazione a espandere i propri confini, si sta assistendo a una
progressiva delocalizzazione delle attività criminali dei clan
baresi nei più tranquilli paesi della (ex) provincia».
Questo
caos “geografico”, naturalmente, rende ancora più difficile il
lavoro delle forze dell’ordine e degli inquirenti.
«I
principali gruppi criminali baresi – sottolinea la Direzione
antimafia – risultano dediti, principalmente, alla
commercializzazione degli stupefacenti e alle estorsioni, secondo
dinamiche di spartizione delle zone d’azione, anche se a volte non
mancano gli sconfinamenti».
Traffico
di droga e stupefacenti sicuramente (a Bitonto da anni le bande
criminali dei Conte e dei Cassano si contendono il mercato), ma non
può non preoccupare l’importante quantità di armi a disposizione della
malavita locale, «il cui potenziale – fa notare il rapporto
Dia – emerge attraverso l’esame delle azioni criminose, dei
rinvenimenti in nascondigli (cosiddette “cupe”) e
l’arresto di pregiudicati trovati in possesso delle stesse».
Il
fenomeno è confermato dall’arresto, poco meno di un mese fa, del
presunto boss Giuseppe Cassano, presunto capo dell’omonimo clan, trovato dalla
polizia con addosso una mitraglietta
(http://www.dabitonto.com/cronaca/r/ultim-ora-colpo-grosso-della-polizia-arrestato-il-presunto-boss-giuseppe-cassano/6997.htm)
mentre girovagava per le strade della città.
Oppure
– tanto per restare al secondo semestre del 2014 – da quello
successo il 17 ottobre, allorché in un locale del centro storico,
considerato roccaforte del clan Cipriano, è stata trovata una
mitraglietta Skorpio, due pistole Beretta complete di munizionamento
e sostanze stupefacenti.
Dinanzi
a questo scenario tutt’altro che idilliaco, che fare? De Iesu ha la
ricetta: «L’unica risposta – dice alla Gazzetta del
Mezzogiorno di ieri l’altro – è il lavoro. Dobbiamo essere
sempre più presenti e guadagnarci la fiducia della gente con
l’esempio».