L’uomo indossa una camicia dipinta di cielo ed una giacca che sembra una nuvola leggera.
I capelli sono cenere di un incendio mai sopito: l’amore per la poesia.
Lectio magistralis meravigliosa e seducente, ieri sera nella Galleria del Torrione Angioino, di Silvio Raffo, poeta, traduttore, critico letterario dell’irriducibile e meritevole mensile Poesia del Corriere della Sera e docente (mai) a riposo di lettere classiche.
Voce candida e icastica, occhi sfolgoranti gioia, mimica catturante e memoria prodigiosa, saltabeccava felice dalla “divina, dolce, ridente” Saffo a colei che “morì per la bellezza“, Emily Dickinson, passando per tutte quelle poetesse che hanno stillato versi come lacrime dal cuore: Sibilla Aleramo, Antonia Pozzi, Amalia Guglielminetti, Alda Merini e tutte le altre, pure le meno celebri, “perché il valore oggettivo non sempre viene riconosciuto“.
Con le mani Raffo scolpiva nel breve cielo di quella sala le immagini che dicevano le liriche.
Eppoi il lacerante dilemma del traduttore, fedele infedele, che ama quel che traduce e che teme sempre di tradire: la parola è “sema” o “phonè“? O tutt’e due insieme? Ed è meglio privilegiare il significato rispetto suono o viceversa?
E Silvio si rivede bambino ascoltare la mamma cantare e raccontare favole. È nato così il suo amore per la Poesia e per il sentire che si fa pensiero non prima d’aver attraversato l’anima.
L’uditorio, incantato – non poteva non conquistare chi istituisce il canone della verità nel giudizio estetico d’una lirica -, ha salutato con un applauso sincero questo magnifico acrobata del sogno nomato Silvio Raffo. Che sarà protagonista dell’ultimo incontro del progetto del Cenacolo dei Poeti teso a scoprire e valorizzare la bellezza dello scriver per versi che coinvolgerà tutti gli istituti della città.
A proposito di Nicola Abbondanza, spero che Bitonto esprima tutta la sua gratitudine per aver ospitato uno dei massimi esperti viventi di Monna Poesia.
Ma non vorrei che fosse mancata la consapevolezza di tale grandezza…