La cooperativa sociale “Scuola Materna Sant’Antonio” di Angela Mancazzo è stata, dal mese di agosto, sede delle attività del progetto estivo e comunale “Una freccia nel cuore dell’arte”.
I bambini coinvolti, d’età compresa dai 6 ai 12 anni, in occasione della festa finale che si terrà venerdì 4 settembre alle ore 17.00 e all’interno dell’ex asilo di Santa Lucia, potranno mostrare i loro lavoretti.
Volge al termine un percorso ispirato al mito di Apollo e Dafne che ha permesso a grandi e piccoli di riscoprire cosa significa amare.
In collaborazione con il Cenacolo dei Poeti di Nicola Abbondanza e delle operatrici Elisa, Federica, Maria e Marilena è stata condotta un’opera di sensibilizzazione all’arte e alla poesia attraverso il mito.
Dal 3 agosto al 2 settembre, senza contare l’imminente festa conclusiva, i ragazzi sono stati coinvolti in attività laboratoriali afferenti a due fasi: quella di scrittura creativa e operativa.
Nella prima fase l’obiettivo è stato quello di sviluppare l’espressività, la gestualità e la creatività stessa dei minori.
La fase operativa, invece, è stata dedicata alla realizzazione dei prodotti che verranno mostrati durante la manifestazione finale in una sorta di spettacolo interattivo.
Le attività –per essere più precisi- son state di diverso genere: dalla semplice scrittura di un pensiero sul tema dell’amore all’elaborazione di prodotti in cartapesta e creta.
«L’intero mese di agosto –ci ha raccontato Aldo Campanelli, collaboratore della Scuola Materna Sant’Antonio- ha visto protagonisti i fanciulli che altrimenti avrebbero passato un’estate forse tra le strade e senza un vero obiettivo da perseguire».
«Canalizzare la loro forza d’animo e il loro entusiasmo in una sfida così complicata ha fatto crescere anche noi operatori tutti. Si impara molto più ad ascoltare un bambino che a gridargli addosso ordini o rimproveri. Volevamo fare breccia nei loro cuori e, invece, sono stati loro a scoccare e a colpire con la freccia d’oro dell’amore puro».
I bambini, durante questo percorso estivo, sono stati supervisionati da adulti e professionisti del settore pedagogico e «i risultati, posso dirlo con orgoglio, sono di gran lunga migliori di quelli che immaginavamo.I ragazzi hanno socializzato tra loro e si sono legati in qualche modo grazie alle emozioni provate durante le attività».