I luoghi comuni non favoriscono il cambiamento. Ma le differenze tra Nord e Sud Italia sono alla portata di ognuno di noi.
Quando un bambino del Nord vuole giocare a pallone, non dovrà preoccuparsi delle ginocchia sbucciate o dei gomiti sanguinanti, ma solo della maglia un po’ più anzianotta rispetto alla divisa del suo amichetto.
Quando un bambino del Sud vuole giocare a pallone dovrà preoccuparsi, al contrario, delle sue ginocchia e dei suoi gomiti. Non della sua maglietta.
Nella peggiore delle ipotesi un bambino del Nord giocherà su un campo dove le righe bianche si vedono poco e le reti sono strappate.
Nella migliore delle ipotesi un bambino del Sud giocherà tra due cartoni rimediati dal cassonetto più vicino e su uno spiazzale dove sarà costretto a dribblare il suo avversario e gli escrementi di un cane passato qualche ora prima.
Ma questo è il sud e a noi piace.
E’ piaciuto a tutti sognare di finire sul taccuino di un esperto osservatore che nel nostro immaginario era seduto sulla panchina della piazza dove si giocava.
Siamo nati e cresciuti con il dribbling del ‘pallone che rimbalza sul muro’ perché a noi del Sud la rimessa laterale non è mai piaciuta. Ci faceva perdere il ritmo.
Nella nostra Bitonto siamo nati e cresciuti con un solo campo in cemento cui era difficile avvicinarsi, per paura di entrare con un pallone e uscirne senza.
In quel campo fuori città, in via Palmiro Togliatti, i bimbi più timidi non ci sono mai entrati.
Si aveva paura già da quando lo si vedeva in lontananza.
E come al Camp Nou è possibile leggere sulle gradinate ‘Mes que un club‘, in quel campetto di periferia, nella nostra Bitonto, abbiamo sempre letto ‘Ca dow ste la uerr‘.
Ma la guerra non c’è mai stata, è solo uno spauracchio.
Quel campetto di periferia ora è verde, e ha due porte nuove di zecca.
Che i bimbi tornino a giocare in quel campetto, ora più che mai.
Che i bimbi possano cadere su un manto di erba artificiale, piuttosto che sull’asfalto.
Che i bimbi possano pensare, ora, a chi indossa la maglia più bella. I bimbi, tutti i bimbi.
Ma se il pallone rattoppato non potesse gonfiare la rete, sarebbe un’offesa. Per tutti noi.
Sembra un’utopia, ma non lo è.
Quel campo è stato ristrutturato, e con esso sono state ristrutturate anche le nostre paure.
Quel campetto di periferia ha abbattuto i luoghi comuni, e ha schiuso un sipario di innovazione nel nostro amato sud.
Grazie.