Non sono andato, giorni or sono, ad ascoltare Luciano Volante, ospite insigne della nostra città. Assicuro tutti che me ne dorrò a lungo, anche se della mia assenza manco si sarà accorto. E come lui tanti altri.
Tuttavia, volevo almeno spiegare le ragioni della mia scelta.
Per farlo prendo le mosse dal vocabolario Treccani, ove in corrispondenza del lemma “violare” è scritto quanto segue: “Usare violenza a persone trasgredendo norme morali e di rispetto della loro integrità fisica e dignità umana“.
E Violante è esattamente il participio presente del verbo di cui immediatamente sopra, non solo un cognome.
Dunque, premesso che qui non si tratta di violenza fisica, il resto – le norme morali e la dignità umana – è perfettamente acconcio al caso nostro.
Fo un esempio.
Poniamo che un ragazzo, che prova a fare il giornalista in una città non certo facile, appassionato di lettura com’è, si metta in testa di invitare nientepopodimeno che un ex presidente della Camera, del quale sta già leggendo con avidità l’ultimo libro, una sorta di de officis contemporaneo.
Il suo desiderio di metterne in comune la conoscenza del testo lo spinge ad organizzarne la presentazione.
Prende accordi col solerte libraio amico e cerca di intercettare il celebre autore.
Si fissa la data della serata.
Il giovane cronista è già emozionato, oltre che preparato.
D’improvviso, sull’evento cala uno strano silenzio.
I volti degli interlocutori si fanno imbarazzati.
Pare che dall’alto – dall’altissimo verrebbe fatto di scrivere – abbiano deciso che altri debba essere il presentatore dell’ex magistrato.
Un redattore di Repubblica.
Tanto nomini.
Ufficialmente, perché così potrà essere pubblicato il resoconto sul quotidiano Scalfariano.
Cosa che, forse, sarebbe accaduta anche con una efficace campagna stampa.
E, se l’amministratore zelante avesse voluto vedere la cronaca del prestigioso incontro su tutti i giornali di Puglia e non solo, avrebbe invitato a moderare la serata un giornalista per ogni quotidiano?
Dietro la scrivania quarantotto persone?
Rispettare semplicemente chi si era impegnato la sua parte per organizzare la serata, no?
Tutto troppo assurdo per essere vero.
Ma, ripeto, era solo un esempio, così inventato da essersi addirittura riproposto.
Un mese dopo o giù di lì, di nuovo la medesima scena.
Stavolta da presentare sarebbe stato il libro di un collega davvero illustre: Lino Patruno, ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno.
Ancora una volta, l’industre cronista, peraltro ex allievo al master del raffinato pensatore di nero vestito, viene scalzato. Il libraio amico pare esegua ordini altrui. E, anche in questo caso, nell’abile palleggio delle responsabilità la verità resterà un mistero.
Mah…
“Repetita non iuvant“, ma la vita va così, non possiamo farci nulla.
Democrazia e libertà, queste sconosciute…