Recanati, culla del “giovane favoloso”Giacomo Leopardi.
Può capitare che, in visita alla città dell’omino titanico che sfiorò l’infinito, anche il turista bitontino soavemente si smemori e s’abbandoni al naufragio nel mare del bello letterario.
E, per di più, si illuda del fatto che non tutto quel che ammorba la nostra esistenza sia davvero indispensabile.
Così, mentre gusta un panino prima di fare ritorno nel centro balneare ove sta trascorrendo la feria piacevole, dimentica sulla panchina di una piazzetta il cellulare.
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Bitonto, siamo in un affollato studio medico.
Un uomo ha da poco terminato la visita e con occhi interrogativi scruta ogni angolo della sala d’attesa.
“Ou, c’è iei scciss?”, fulminea l’empatica domanda di un vecchietto, che pare abbia familiarità col malcapitato.
“M peur ca so allasseut do soup – e indica picchiettando la bianca mensola della scrivania della segretaria – u cellular e mou nau trovc chiu“.
Roteano nel vuoto gli occhi di signore rigorosamente impegnate a distrarsi dinanzi a quel che sta succedendo.
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Torniamo a Recanati, in terra marchigiana.
Anche se in vacanza, il bitontino resta sempre tale e impreca un poco addebitando defunti pure alla cattiva sorte e, sconfortato, si rimette in auto alla volta della costa adriatica.
Monologhi infuocati gli assediano l’anima circa scheda da bloccare e numeri da recuperare.
Che guaio incredibile…
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Nello studio medico bitontino, frattanto, è in atto un autentico dramma.
L’uomo cerca ovunque, pure mettendosi carponi.
Un’anziana propone pilatesca: “Nan ei ca u sì allasseut iind Au dttaur?“.
Niente da fare, del telefonino non c’è traccia neppure nell’ambulatorio.
L’uomo, profondamente amareggiato, ripassa i nomi della cappella ideale dell’ignoto che ora stringe il suo ex apparecchio.
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Facciam ritorno per l’ultima volta nelle Marche.
Il nostro concittadino è in auto, quando, d’improvviso, un numero sconosciuto s’illumina a intermittenza sul display del cellulare della di lui fidanzata.
“Salve – attacca una voce discreta -, sono il titolare dell’edicola “A Silvia” che sta sulla piazzetta di Recanati, ho notato che questo è il numero più chiamato da un cell che ho ritrovato su una panchina, siccome non c’era credito, ho chiamato dal mio. Insomma, il telefono è qui, quando volete, potete riferire al proprietario che può venire a recuperarlo“.
Tanto sbalordito quanto deferente il bitontino vacanziero rende grazia al provvido discendente del conte geniale.
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Ancora la città dell’olio e chiudiamo.
Al fine di consolare colui che ha “smarrito” il cellulare, il vecchietto arrischia una forse troppo riduttiva somiglianza:”Main, ca ieiv na cachèut“.
E filosoficamente conclude risolutivo: “Nan è nudd. Quand ei, accatt u alt“.
L’uomo, tutt’altro che convinto, va via furibondo, certo che a fuffargli il cell sia stato addirittura un bimbo. Che, ovviamente figlio di n.n., per giunta nessuno ha visto…