A
volte bastano pochi numeri per spiegare un fenomeno: circa 150 euro a
Pierluigi, scivolato sulle chianche di discesa San Francesco nel
centro storico. Ben 18mila euro a Giulia, caduta per colpa di una
buca fra via Tommaso Traetta e via Spinelli. Tremila euro per una
“cratere” in via Torre d’Agera, 800 euro a Pasqua per un
avvallamento causato da un tombino in via Larovere, e poco meno di
mille euro a Gaetano, caduto dalla bici per un marciapiede
sconnesso in via Ludovico d’Angiò.
Totale, 70mila euro. Settantamila euro di risarcimento danni che il tribunale
di Bari ha imposto a Palazzo Gentile come “punizione” per non
essere in grado di curare le proprie strade.
Buche
stradali, allora. Una vera metastasi.
Ancora
e sempre un salasso per le casse comunali, nonostante l’impegno delle
ultime due amministrazioni.
Dal
2009 – anno in cui il Comune ha perso la copertura assicurativa per
questo genere di problemi – il governo Valla prima e quello
Abbaticchio le hanno tentate tutte. Il catasto stradale, per mappare
le strade più danneggiate. Il global service, un team di operai
sempre a disposizione per rattoppare i buchi più pericolosi. Un
vademecum investigativo per vigili e geometri per sgamare i furbetti.
Un documento – è l’anno 2014 – con il quale sono i cittadini a
segnalare le buche, i fossi e l’asfalto divelto.
Tutto
inutile. Secondo i bene informati – come riporta la Gazzetta del
Mezzogiorno di qualche giorno fa
– i 70mila euro sarebbero soltanto l’ultima punta dell’iceberg di
episodi compresi tra il 2010 e il 2012.
A
quanto pare, infatti, le richieste di risarcimento presentate dai
bitontini a Palazzo Gentile sarebbero tantissime, e la cifra
complessiva si aggirerebbe sul milione di euro.
Che
la somma sia davvero ingente basta guardare, d’altronde, la voce
“debiti fuori bilancio” degli ordini del giorno dei Consigli
comunali. La maggior parte è rappresentata da risarcimento per
cadute (presunte o veritiere, ma questo è un altro discorso) su
mattonelle rotte o spostate, asfalto divelto o marciapiedi in pessime
condizioni.
E
purtroppo, neanche l’intervento della magistratura è servito a
qualcosa. Nel 2010, infatti, l’allora sindaco Raffaele Valla ha
portato all’attenzione della procura di Bari un
fascicolo con 30 richieste di risarcimento, ritenute fasulle, tutte a
firma di uno stesso avvocato, e riferite a un numero ristretto di
protagonisti coinvolti prima come vittime, poi come testimoni.
I
risultati? Non si sono visti.