Le
insegne stradali a Bitonto? Molte sono pazze, sballate, rimaste indietro nel
tempo.
Già
due anni fa
(http://www.dabitonto.com/cronaca/r/benvenuti-a-bitonto-la-citta-delle-insegne-stradali-pazze-e-sballate/73.htm)
segnalavamo quello che era un fenomeno di cui vantarsi sarebbe disdicevole: la
completa inutilità di molti cartelli stradali indicanti precise location cittadine.
E pensare che dovrebbero essere il primo vademecum per i turisti e i visitatori
Ebbene,
24 mesi dopo poco è cambiato, perché girando per la città è
impossibile non accorgersi che, cartellonistica alla mano, dobbiamo inorgoglirci di avere non uno bensì due teatri, ancora un ospedale e
persino una pretura.
La
città dei sogni, allora.
Peccato
che la realtà sia diversa, purtroppo.
Il
“caso” del teatro Traetta è illuminante, anche se è quello che
ha fatto notevoli passi da gigante.
Due
anni fa, infatti, quasi tutte le insegne stradali recavano ancora la
vecchia dicitura “teatro Umberto I”, dimenticando che aveva
cambiato denominazione già nell’aprile 2005.
Oggi,
per fortuna, si è corsi al riparo e quasi tutto è nella normalità.
Appunto,
quasi.
Perché
gli addetti ai lavori si sono dimenticati di porre qualche piccola
modifica anche al grande cartello di piazza Moro (come la foto
testimonia), che resta – è il caso di dirlo – ancora al palo.
Oppure,
magari, è proiettato al futuro, anticipando una città che potrà
vantare non uno, ma addirittura due teatri.
Roba
da fantacultura.
Piccole
cilecche del Piano di comunicazione messo a punto
dall’amministrazione comunale.
Falle
che diventano grandi, invece, quando si parla di ospedale, pretura e
tribunale, per i quali le insegne vivono di “nostalgia”.
Nessuno,
infatti, si è ancora accorto che il nostro plurisecolare ospedale
(roba del 1333, non chiacchiere) è stato spazzato via e dal 2011 è
diventato un Centro servizi sanitari territoriali.
La
pretura non esiste più da oltre vent’anni, e forse anche di più.
Il
Tribunale ci è stato portato via dal governo Monti e dai ministri
Annamaria Cancellieri prima e Paola Severino poi.
Comunque
non disperiamo, perché se per aggiornare il nome del teatro ci
abbiamo messo non meno di 9 anni, c’è speranza per tutto.
Forse,
però, una città che vuole davvero essere a misura di turista, non può permettersi di aspettare ancora così tanto tempo…