Conobbi Tonino Masciale che si era appena “tuffato in una nuova avventura”, all’alba degli anni Novanta.
La “Bitonto da bere” viveva gli ultimi bagliori e con essa l’imprenditoria tessile, che ne era fiore all’occhiello.
Presto sarebbe giunto inesorabile il crepuscolo, sarebbe crollata un’intera Repubblica, seguita da mille rinascite fasulle.
Tonino – alto alto e precocemente brizzolato con vezzosa frezza – in quei giorni, s’era messo a realizzare sculture in ghiaccio.
Già, creava figure sinuose e lucenti che per troppo calore diventavano lacrime.
La virtù sua suprema, però, era la favella: con le parole era in grado di trasformare in capolavoro qualsiasi cosa facesse. Questo eloquio avvolgente gli sarebbe tornato più che utile un decennio più tardi, quando divenne presidente della Pro Loco Bitonto.
La sua rutilante facondia, infatti, catturava turisti provenienti da ogni parte del mondo. Abbiamo visto coi nostri occhi visitatori giapponesi “prigionieri” dei suoi suadenti aneddoti sulla storia bitontina.
Sì, perché Tonino era profondamente innamorato della nostra città, che sperava fosse inserita in un circuito sovracomunale. Ed era curioso di tutto.
Masciale non aveva mai perduto la salda memoria delle umili origini e, nel contempo, sapeva essere fiero di parenti che avevano fatto grande l’ospedale – quando ancora era degno d’esser così nomato – e di un cognato insigne, il senatore Gaetano Scamarcio, che tanto bene aveva fatto a tanti.
Da un paio d’anni, Tonino stava lottando contro la solita “bestia”, quella che subdola ti corrode spietata anima e corpo.
Ieri, durante l’ultimo saluto, don Vincenzo Cozzella, che piccolo con Tonino giocava in piazza Cattedrale, alla di lui famiglia – la cara moglie, la figlia e il figlio, genero, nuora e amata nipotina – ha donato consolazione nel nome della Fede e dell’abbraccio di Gesù Cristo.
Poi, ha annunciato che il corpo di Tonino sarebbe stato cremato. Per tornare polvere.
O, forse, solo parola di vento per affascinare gli angeli a spasso per il cielo…