La celebrazione cominciava alle 19.30, ma il Santuario
era già gremito quasi un’ora prima.
La gente è accorsa da ogni dove per assistere all’insediamento
del nuovo parroco rettore don Vito
Piccinonna, che prende il posto di don
Ciccio Savino diventato Vescovo nella comunità calabra di Cassano allo Jonio.
La celebrazione della messa è spettata a Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Bari – Bitonto: «Ti nomino nuovo pastore del Santuario –
ha enunciato in incipit -. Oltre al servizio
parrocchiale ti spetterà anche l’accoglienza dei fedeli e della struttura sanitaria.
Sarai parroco per 9 anni e
contestualmente sarai presidente della Fondazione
Onlus Santi Medici: sarà tua cura annunciare la parola di Dio, avere pietà
popolare e avere carità cristiana».
“[…]
Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e
dare la propria vita in riscatto per molti” raccomanda il Vangelo secondo
Marco (10,32-45).
Mai ci furono parole più toccanti e giuste per un benvenuto
ed un arrivederci.
Il compito che spetta ai figli della nostra Chiesa è arduo, ma non se “il servizio, fatto di amore
e dono”, sarà la vera stella polare del nuovo cammino.
«Nella
storia della salvezza, in quella della Chiesa, della vita, dobbiamo amare e
avere riconoscenza – principia l’omelia Mons. Cacucci -. L’autentica professione di fede è radice di vita, prima ancora del
desiderio di camminare verso la salvezza. Può apparire una sottolineatura
eccessiva per il nostro cammino fatto di gioie e di dolori, eppure è la nostra
vita, la nostra sicurezza: vale per i sacerdoti, i diaconi, i laici. Vogliamo dire
al Signore: “Ci affidiamo totalmente a te”. Questa scrittura ci insegna a dire,
al termine delle asperità del percorso, dei fallimenti, di “riconosci i segni e
compi altri prodigi”».
E continua: «Nella
storia possiamo avere l’impressione di prospettive sbagliate, cadute, ma alla
radice della carità, della vita c’è un servizio di amore. La carità può avere
servizi diversi, ma c’è il dono fino al sacrificio di sé. San Gregorio Magno
diceva che un pastore come Paolo deve piacere e non piacere, ma l’apostolo
risponde: “Se
piacessi ancora agli uomini non sarei servo di Cristo”. Questa è la vita e ogni servizio di amore è
offerto in sé, nell’eucarestia; questa è la vera gloria. Non si può cercare
solo con il desiderio, si deve cercare con l’amore, con il dono: il popolo che
si lascia condurre è un popolo che fa derivare tutto dal dono di Dio».
Il messaggio finale dell’arcivescovo è per don Vito
Piccinonna: «Vorrei affidare il tuo
percorso ai Santi Medici che hanno
segnato il tuo percorso ecclesiale e della città tutta. Don Vito, segui l’ “amoris officium” (citato caramente da Sant’Agostino, ndr) senza pensare molto a
quello che dovrai fare, sicuro della fede e dei doni del Signore».