Ore 22.15. Scrivo dalla sala d’attesa (quasi eufemismo) del pronto soccorso (in realtà, né pronto, a giudicare dai ritmi; né soccorso, visto che gli alti lai attraversano i corridoi per ore immutati) del Policlinico di Bari. Tra un’anziana che sbraita qualsiasi cosa le facciano ed un vecchietto che ormai russa beatamente, un bimbo che frigna dolente ed un uomo che silente osserva con occhi rassegnati, il tempo scorre inesorabile.
Sono qui da tre ore con la mia cara genitrice che ha pensato bene di fratturarsi un osso del braccio proprio ieri notte. Ed è stato quello l’incipit del nostro, breve, umano calvario. Più per antica abitudine che per fondata fiducia, ci rechiamo presso il nosocomio bitontino, che è uno scatolone vuoto e inutile. Stavolta, manco un cerottino può servire, come quando mi deviai il setto nasale.
Ci consigliano di fare le radiografie a pagamento, per essere rapidi. Frattanto, l’arto si annerisce, forse per versamenti di capillari infragiliti dall’età e dal trauma.
Bene, poco prima di recarci dallo specialista, in violento attacco febbrile impedisce a mia madre di venire insieme, così ci pensa mio fratello a farsi latore delle lastre.
Giunto nello studio dell’ortopedico e sfoderate le lastre, è un attimo: perentorio ci giunge il comando di volare presso il pronto soccorso del Policlinico del capoluogo. Esattamente ove ora mi trovo. E chissà per quant’altro ci resterò…
Or dunque, lasciatemelo dire.
Chiudere l’ospedale di Bitonto è stata una vera porcheria, una vigliaccata assoluta, una vergogna incancellabile.
Politici di tutti i colori e di ogni sorta, di oggi e di ieri, sciataviiiinnn tutt quand!
Non penso che non si poteva fare nulla per salvarlo.
Vi prego, non uscitevene con la storia della struttura obsoleta e “che non si può avere l’ospedale sotto casa”. No, cari, non venitevene con queste fanfaluche, si potrebbe configurare il reato di presa per il culo ai danni di cittadini e contribuenti.
Io dico solo che se ci fosse stato ancora un presidio dignitoso, avremmo fatto le radiografie giù, che poi il dottor Carbonara buonanima avrebbe esaminato e il grande Aldino avrebbe concluso l’iter con un capolavoro di gesso.
E invece, niente.
Ore 22.38. Gente arrogante stravolge le file e infermieri poco eleganti danno risposte evasive e
stolte alle domande dei parenti disperati.
Vergogna, vergogna, vergogna assoluta…