Anci Puglia esprime forte preoccupazione in merito alle drastiche misure anti-xilella varate dal Comitato fitosanitario permanente della UE che impongono lo sradicamento di migliaia di ulivi e di molti altri alberi in vaste zone del nord Salento e della Puglia.
Il provvedimento avrà un devastante impatto ambientale, economico e sociale nella Regione. Preoccupa anche il blocco previsto dell’esportazione di circa 150 specie vivaistiche provenienti dalla “zona infetta” che riguardano anche la vite, su cui non è mai stata riscontrata la presenza della Xylella.
L’Unione Europea, continua a sottovalutare le emergenze italiane, ricorrendo a soluzioni drastiche e inopportune calate dall’alto. In tutto questo, va anche sottolineato il ritardo delle istituzioni preposte nel prendere coscienza di una problema che gli agricoltori denunciano da due anni.
Illustri esperti sostengono che il disseccamento degli ulivi sarebbe principalmente dovuto all’abbandono e alla trascuratezza dei terreni e allo smodato utilizzo di prodotti chimici tossici.
Proprio dai rilevamenti svolti dalla Commissione Europea, si evince che sulla gran parte dei campioni di rami e foglie disseccate analizzate, solo su una minima parte sarebbe stata rinvenuta la Xylella fastidiosa.
Le risorse straordinarie stanziate rischiano di rivelarsi un mero palliativo se non indirizzate nella giusta direzione.
La Commissione Europea deve riflettere sulle gravi conseguenze del provvedimento, verificare puntualmente la situazione sul territorio, tenendo conto della valide soluzioni alternative, le buone pratiche colturali o il ricorso all’agricoltura biologica, peraltro sostenuta dalle consistenti risorse dei Piani di Sviluppo Rurali regionali.
“Abbiamo grosse difficoltà a costruire un futuro e continuiamo a distruggere il nostro passato – ha dichiarato il presidente Anci Puglia, Sen. Luigi Perrone. – Il Piano di abbattimento degli ulivi varato dalla UE, sostenuto dalla Francia e dai paesi concorrenti nel mercato dell’olio, rappresenta un rimedio peggiore del male, un danno immane per l’economia agricola salentina e pugliese e per il patrimonio ambientale e turistico. Dobbiamo fare fronte comune, intensificare l’utilizzo delle buone pratiche colturali, affinchè la Commissione Europea verifichi soluzioni alternative, evitando di calare dall’alto provvedimenti inadeguati.”