Sono cominciati lunedì i lavori dell’Aqp su via Matteotti e si
protrarranno per i prossimi 60 giorni lavorativi (circa tre mesi).
Il lavoro è reso più delicato dalla
profondità prevista per lo scavo (pari 3,5 metri) e dal fatto che sulla strada
sono ancora presenti le antiche basole che saranno numerate e riposizionate dov’erano.
Ma questo l’avevamo scritto giorni fa http://www.dabitonto.com/cronaca/r/lavori-aqp-su-via-matteotti-da-lunedi-cambi-per-le-linee-urbane/5951.htm:
la circostanza dei lavori ha aperto in rete un lungo dibattito sull’opportunità
di ripristinare la vecchia pavimentazione.
E non si tratta di nostalgia o di ritorno al passato, ma di una domanda
che sorge spontanea e che merita una risposta: riconosciamo il valore di questo
patrimonio (che non riguarda poi solo via Matteotti ma gran parte della città) custodito
sotto il nostro asfalto, che quotidianamente calpestiamo, e vogliamo liberarlo
dal cemento o la città ci sta bene così com’è e ci importa poterne usufruire liberamente
in auto? Una domanda. Senza alcuna polemica.
«I temi
affrontati dalla nostra associazione – dice Vito
D’Attoma, presidente dell’Associazione Architetti di Bitonto – hanno tutti un filo conduttore che vuole
portare a delle sollecitazioni e ad interventi organici e lungimiranti. Questo,
chiaramente, prescinde da avere o no dei soldi o dei fondi a disposizione per
farlo, occorre, piuttosto, creare un progetto di città. Cosa vuol far da grande Bitonto?».
L’etimo stessa della parola “progetto” (pro – iacere), così caro sia ai
politici che ai tecnici del mestiere, significa proprio “gettare in avanti”, in altre parole costruire un sogno o davvero un
piano su cui gettare fondamenta e basi solide.
«La risposta che
unisce politica e tecnica sicuramente è un nuovo PUG (Piano
Urbanistico Generale, ndr) – continua
D’Attoma – che possa assicurare un nuovo
volto alla città e che risponda del suo futuro».
Certamente in città si ha davvero bisogno di un sistema
multimodale che guardi ad un modello di mobilità sostenibile per il quale si
stanno componendo alcuni pezzi del puzzle che devono, però, trovare del
seguito: da poco, infatti, è partito il Pedibusnell’ambito d’azione Musicaa http://www.dabitonto.com/cronaca/r/musicaa-parte-lunedi-13-aprile-il-pedibus-per-i-piccoli-studenti-di-bitonto-e-palo-del-colle/5960.htm,
ma le 60 biciclette del servizio Cultural
Bike (costate 14.940 euro) che fine hanno fatto (http://www.dabitonto.com/cronaca/r/vivere-bitonto-appieno-con-il-cultural-bike-e-il-taxi-didattico/4464.htm)?
Il
servizio, infatti, prevedeva una stazione di scambio proprio al Park and Ride che
risulta costantemente vuoto: il problema della sicurezza, delle telecamere o di
un custode lascia il tempo che trova. Il vero problema è come raggiungo la mia
meta una volta lasciata l’auto?
A
piedi.
E
allora torniamo al discorso di cui sopra: quanta volontà c’è da parte dei
nostri concittadini (e dei nostri politici) di vivere una città davvero
sostenibile e a misura d’uomo, magari – per assurdo – riportandola al vecchio
splendore, quindi introducendo una nuova visione d’insieme?
Per
il momento accontentiamoci di alcune ricerche: andare al lavoro in bici o a
piedi fa bene anche alla psiche, oltre che al fisico (http://www.lastampa.it/2014/09/16/scienza/benessere/andare-al-lavoro-in-bici-o-a-piedi-fa-bene-al-cervello-e-alla-mente-F2Ml4fJ7Ghzm2go1zzxNUJ/pagina.html) e riduce del 23% il rischio di morte prematura (http://www.lastampa.it/2014/09/12/scienza/benessere/salute/il-segreto-per-prevenire-linvecchiamento-e-la-morte-precoci-nei-piedi-Hvecc0b32tzAmQOIBSmTyN/pagina.html).
Quindi questi giorni, vista la chiusura di via Matteotti, cerchiamo di prendere un po’ meno l’auto per raggiungere il panificio a 500 metri da casa…