La SECOP edizioni, che oggi compie 10 anni di attività, è nata nel 2004 su indicazione di Silvana Folliero (nota scrittrice, critico letterario, tra i fondatori dello storico sindacato nazionale degli scrittori), che vide in Peppino Piacente un promettente giovane editore, intraprendente e coraggioso, capace d’imbarcarsi nell’avventurosa costituzione di una nuova casa editrice indipendente, assicurandole uno sguardo lungimirante e propositivo rivolto alla ricerca di nuove forme di scrittura, che dovevano dialogare tra loro in una commistione creativa di generi.
Il felice incontro con la scrittrice romana di origini pugliesi non capitò per caso, perché Peppino Piacente aveva appena pubblicato una raccolta bellissima di poesie, il gelso e le rose di Angela De Leo, che ebbe un grande successo di critica, da Bàrberi Squarotti per primo e la stessa Folliero tra gli altri, e che rappresentò la sua prima sfida: “vestire di colore la poesia” per pubblicarla in una veste tipografica elegante e unica nel suo genere.Da allora, di sfida in sfida, passo dopo passo, tra passione e follia, libri ed autori, il viaggio di questa Casa editrice non si è fermato, ritagliandosi uno spazio di qualità, sempre più riconosciuto a livello nazionale ed internazionale.
Questa storia appartiene sì alla storia di una famiglia, che ha saputo raccogliere le proprie diverse competenze e le ha unite sotto un’unica passione, ma è soprattutto una storia d’incontri, una storia fatta di persone e narrazioni che si sono intrecciate, a testimonianza del fatto che i dieci anni di pubblicazioni della SECOP edizioni altro non sono che il naturale proseguimento di una cultura familiare.È questa la storia che sarà raccontata la sera del 7 febbraio, al Torrione di Bitonto, dalle ore 18:30, partendo dal primissimo seme che l’ha generata: i tre poemetti in vernacolo dell’ing. Nicola Piacente.
L’amato padre dell’editore, infatti, negli ultimi anni della sua vita, si era dedicato alla ricerca, alla catalogazione e alla pubblicazione di antichi detti e soprannomi bitontini, con la complicità affettuosa di suo figlio che già da allora mostrava una particolare attenzione per la cura e la progettazione di eventi culturali.
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