I tre ciottoli, posati sopra la prima doga della panchina verde, al centro del palcoscenico, sono le piccole lapidi di Antonio, Tonino e Rocco (“Rocco, Rocco, ci facevamo il caffè insieme, la moglie glielo metteva sempre nel thermos perché rimanesse caldo“).
Mario (un quasi perfetto, sol perché la perfezione non è di questa terra, Mino Decataldo) vi si genuflette dinanzi e pare pregare.
Poi, guarda lontano, in un punto invisibile, forse lì dove finivano i balzi delle rotonde pietre che lanciava bambino in magico bilico sul fiore dell’acqua e credeva che la vita fosse proprio così.
E ricorda…
Il viaggio della speranza in un futuro migliore dalla campagna alla città, il lavoro come religione, la fabbrica – la tristemente nota Fibronit di Bari, un unico, grande sepolcro – amata come una donna bella e per questo fa male il tradimento per colpa dei soliti biechi affaristi, eppoi gli amici colleghi, che piano ma inesorabilmente appassiscono e volano via e sono fiori feriti a morte per sempre, le visite mediche, radiografie e diagnosi varie, il pulviscolo assassino che s’impossessa dei polmoni e li consuma, le parole beffarde dei luminari che provavano a coprire l’amara verità…
Come scriveva Anna Maria Ortese, aiutata da un tanto insperato quanto ispirato refuso, ogni nostro Altrove è un Altroce, un desiderio di cambiamento che diventa mutamento doloroso, fatto di rinunce e sradicamenti.
Dalla campagna alla città, dalla disoccupazione al lavoro, dalla vita alla morte. Subdola, ingannevole, assurda.
Al termine della pièce – testo scabro e toccante, non patetico e tuttavia commovente, regia misurata e calzante di Alessandra Lanzilotti, che ha riletto con acume e sensibilità il romanzo “Pane e amianto” di Giuseppe Armenise, il tutto a cura di Legambiente e Teatri di Pace per l’organizzazione di Maria Pia Verriello – un applauso si leva spontaneo e sgomento.
Gli occhi lucidi si perdono in un abisso crocifisso di perché.
Ma il sipario non si chiude, non si può chiudere, perché il sacrificio di Mario e degli altri operai della Fibronit deve restare scolpito in maniera indelebile nella coscienza di tutti noi…