«Dedico il libro ai Bitontini perché attraverso queste pagine
scoprano sempre più la voglia di comunità e la dimensione della propria città
come casa che accoglie, ripara, tiene insieme, una casa di cui peraltro essere
fieri e orgogliosi quanto al suo patrimonio di arte, di storia, di umano
sentire».
Una dedica ai bitontini, a noi –
tutti, nessuno escluso – quella che l’autore di “Bitonto è in un mare di ulivi”, il prof. Nicola Pice, fa a sigillo del suo ultimo libro.
«Il libro è stato scritto per
una insistenza della dott.ssa Dentamaro e del sign. Labianca – apre Pice -. Il primo volume di questa raccolta è stato dedicato a Putignano, paese d’origine dei Laterza (editore del libro), il secondo a Bitonto».
«Questo vuole essere un atto
di amore per la città – confessa l’ex sindaco – avvertito da tanti di noi e questo fa sì che
si tramandi attraverso la tradizione.
Il titolo, “un mare di ulivi” è ispirato ad una
lettera pastorale che il Vescovo Bruno scrisse nel 1891».
Leggendo alcuni passi del libro pare sì accresca l’interesse
da parte del lettore di visitare questi luoghi: il lettore diventa un altro io,
un altro noi.
Diventiamo tutti autori, proiettati – con una grande lente d’ingrandimento
– a vedere meglio la nostra città.
E tra gli ulivi e il profumo della terra che si faceva quasi tangibile, la serata ha avuto inizio, nella cornice della Galleria Nazionale “Devanna”,
con le note del giovane e talentuoso pianista Costantino Carrara.
«È come se si guardasse dentro
la città – commenta Nuccia Barbone, direttrice della
Galleria -: non entra nel merito delle
bellezze artistiche, dei luoghi, ma delle forme
degli alberi a candelabro, dei
profumi, delle voci, delle persone che animano le piazze e fanno parte della comunità con un
briciolo di vissuto personale. Lo si nota quando parla delle frazioni, di
piazza Cavour, luogo privilegiato del pittore Speranza, nel racconto della
costruzione dell’acquedotto da parte del Vescovo nel 1720. Un vissuto, insomma,
che non va dimenticato».
Ed è proprio sui ricordi il commento del vicesindaco Rosa Calò: «Quando si rientrava in città, anche se ti destavi all’improvviso in
treno, ti accorgevi che eri a casa dalle immense distese di ulivi. Eri nella tua terra e questo quasi ti
faceva lacrimare. Spero che il futuro ci possa condurre a realizzare cose pregevoli per
la città».
Parla di “leggerezza felliniana” l’artista Raffaello Fusaro, mentre ne legge
qualche brano all’uditorio: «Emerge una
grande verità – dice l’attore -, la sicurezza umana che molti di noi hanno
disperso. Dobbiamo ricercare la forza, la passione che ci deve riavvicinare
alla terra, alla bellezza che custodiamo dentro».
Commenta, affidandosi alle pagine di Facebook, anche il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di
Puglia, Valentino Losito: «In molti, credo,
abbiamo sentito di amare la nostra città “perché ci ha fatto”.
Spero che le pagine di Nicola (Pice, ndr) possano non solo evocare ricordi,
risvegliare memorie, ma anche fecondare
il nostro comune futuro di operose speranze, di nuova bellezza. Senza eludere le nostre contraddizioni, senza
nasconderci i nostri limiti, non per un buonismo di maniera, ma riscoprendo,
come dice Manzoni che “la vita non è già destinata ad essere un peso per molti
e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà
conto”.
Perché se è vero che ognuno di noi si porta
dentro la sua Bitonto del cuore, i suoi irripetibili e spesso segreti luoghi
dell’anima, nascosti, accarezzati, rimpianti, tutti dovremmo sentire di dovere qualcosa a questa seconda madre “che ci ha fatto”».