Per
capire cosa sia “Progresso democratico” basta leggere l’articolo
2 dello statuto: “Centro permanente di vita associativa, a
carattere volontario e democratico la cui attività è espressione di
partecipazione, solidarietà e pluralismo”. Anche
una fonderia permanente (dal modello della “Fonderia delle idee”
svoltasi a Napoli il 26, 27 e 28 settembre scorsi) che ha la
presunzione di discutere dei problemi locali, metropolitani e
nazionali dando voce ai cittadini, stando tra la gente e cercando di
dar loro qualche risposta concreta.
I
soci, i simpatizzanti e gli iscritti (per adesso sono 50) di
“Progresso democratico” – che si è presentata ieri in via
Garibaldi, laddove la maggioranza ha accolto Michele Emiliano
domenica 16 novembre – sembrano avere le idee chiare su cosa fare,
dove collocarsi (nell’area del centrosinistra bitontino) e quello che
vorrebbero raggiungere: la ritrovata unità del centrosinistra
cittadino, in battaglia da 6 anni.
Hanno
precisato quasi subito anche tutto ciò che non saranno. «Non
siamo un partito – ha scandito
il piddino Emanuele Sannicandro, uno dei fondatori – non
vogliamo esserlo, non siamo una lista civica e né vogliamo crearle.
Non vogliamo rottamare nessuno, e né abbiamo alcun interesse a
cambiare assetti politici che sono ben delineati e definiti, perché
quelli che credono in questo progetto lo fanno a titolo personale
mantenendo le loro appartenenze politiche». Non
deve ingannare – è stato il refrain – la trasversalità degli
iscritti (si va da Gaetano De Palma, Pd, a Ruggiero Ricatti e Michele Daucelli, Sinistra
ecologia e libertà, passando per Luigi Febbrile e Domenico Nacci),
uniti solo dalla volontà di ritrovare una unità di intenti nel
centrosinistra partendo dai contenuti e cercando di fare sintesi.
«Abbiamo
aderito a questa associazione – ha
preso la parola Michele Daucelli – esclusivamente a
titolo personale senza mettere in discussione le nostre appartenenze
partitiche, e perché per la prima volta si parla di unione nel
centrosinistra. Lo dimostra il fatto che già domenica alle primarie
ciascuno voterà per il proprio candidato, e il mio è Dario
Stefano».
Già,
ma perché “Progresso democratico” dovrebbe riuscire nei suoi
intenti quando altri hanno fallito? «Non è detto che ce la
faremo – ha risposto Sannicandro – ma tenteremo di farlo.
Non faremo congressi e staremo tra la gente». Un calcio, poi, a
chi addita la neonata associazione come una combriccola di vecchi
mestieranti della politica: «Non credo che sia importante l’età
o l’esperienza – ha replicato ancora Sannicandro – per
essere definiti vecchi o nuovi della politica, ma conta passione,
entusiasmo, e la genuinità con cui si fanno le cose».