La
situazione più paradossale è quella della signora Isabella. Ha
perso il marito a luglio, gli uffici le avevano garantito che il loro
sistema elettronico era collegato con l’anagrafe comunale, e che con
la bolletta della Tari non avrebbe avuto problemi. Invece,
puntualmente, è accaduto che il calcolo è stato effettuato come se
il consorte fosse ancora vivo e non tenendo presente che Isabella
dovrebbe usufruire di una riduzione del 15% previsto per le
abitazioni con un unico occupante.
Poi
c’è il signor Antonio, che continua a ricevere (e a pagare) la tassa
sulla spazzatura su un immobile che ha venduto ad altri nel 1974. Si
lamenta anche Tiziana, vedova con una pensione di 550 euro, al quale
il Comune ha chiesto 350 euro di Tari nonostante da qualche tempo non
risieda più a Bitonto ma a Santo Spirito, e con tanto di via libera
al trasferimento proprio dagli uffici comunali.
Storie
di (presunti) calcoli sbagliati dagli impiegati di Palazzo Gentile.
Sofferenze di vita dei contribuenti bitontini, che da qualche giorno
hanno preso d’assalto l’ufficio Tributi comunale per pagare la Tari,
la nuova tassa sui rifiuti, la cui scadenza – per la prima rata o
per chi decide di pagare in un’unica soluzione – è domenica 30
novembre.
Anche
ieri non sono mancate code e proteste anche per il servizio offerto
ai cittadini. Sotto accusa è l’orario di apertura degli sportelli(lunedì e venerdì dalle 9 alle 13, giovedì dalle 15.30 alle
17.30), il numero massimo di biglietti elargiti (massimo 40 la
mattina, soltanto 20 il pomeriggio) «che
ci costringe ad alzarci presto la mattina per essere qui in Comune
prima degli altri», commenta
laconicamente il signor Maurizio, e la data di arrivo dei bollettini,
troppo a ridosso della scadenza, con inevitabile ingolfamento degli
uffici.
C’è
chi se la prende con il sindaco, chi con la struttura, chi con il
vecchio gestore, la Cerin, chi con la volontà di internalizzare il
servizio. «L’idea
può anche essere buona, ma bisogna essere poi in grado di portarle a
compimento, e qui purtroppo certe cose non le sanno fare», si
lamenta Federica.