“Gli angeli del fango” in coro li
hanno chiamati!
Abbiamo trascorso trentacinque anni della nostra Vita in mezzo
ad adolescenti e giovani e, senza remore, senza tema di smentite, Possiamo
Affermare, anzi, abbiamo il Dovere di Affermare che codesti lontani frutti del “sessantottinismo”
non solo non hanno niente di angelico, ma che, pur di non andare a scuola, pur
di non fare lezione, pur di non fare i calli nelle vicinanze dello “sfintere
anale”, raccolti su un banco di scuola di mattina o su una domestica sedia nel
pomeriggio nel far finta di studiare, augurerebbero alle loro comunità, al Mondo
intiero dalla metà di settembre alla fine di maggio (giugno, nonostante sia
compreso nei 210 giorni obbligatori in cui si debba entrare nell’edificio
scolastico, viene, generalmente, regalato ai putti dagli, assolutamente,
indifferenti dirigenti scolastici) le più apocalittiche sventure, disastri.
Le
teche televisive saranno, certamente, a disposizione di chiunque voglia
verificare la veridicità di quanto stiamo per dire: nel 2012 in emilia,
lombardia, veneto un terribile terremoto sconquassò quelle regioni.
Ovviamente,
nell’italietta subito si pensa a chiudere le scuole, anche quando,
romanticamente, il cielo ci fa dono di qualche fiocco di neve.
Infatti, si
dicono le autorità non autorevoli, vogliamo, forse, privare i fantoli del
piacere di assiderarsi con lo scagliarsi, vicendevolmente, palle di neve?
Figuriamoci
quando la terra trema!
Si approntano tende ove possano dormire, riposare, mangiare gli sfollati dalle loro
case, ma a sostituire un’aula scolastica in pericolo di crollo con qualcosa che
serva al cervello dei “baby terremotati” a non cadere, completamente, in
deliquio non rientra nelle competenze, nei “desiderata” di alcuno, tanto meno
dei genitori e, meno che mai, dei figli di costoro.
Ebbene, una “troupe”
televisiva (non possiamo indicare con precisione se della “rai” o di “mediaset”)
incocciò uno stronzetto di scuola media che, alla richiesta della giornalista
di comunicare ai telespettatori le sue impressioni sullo strazio dei paesi,
delle case, delle scuole, dalla terra ballerina causato, con una improntitudine
degna di un milione di ceffoni rispose:” Ahhh, a me è andata bene, da settimane
non vado a scuola!”.
Ancora, in un liceo, ove Insegnavamo anni fa, i non
studenti decisero di commettere un reato gravissimo: l’interruzione di pubblico
servizio (quando i genitori postsessantottini capiranno che la Scuola è un Servizio,
non un diplomificio, che lo “stato” loro offre in cambio dei sesterzi che essi
pagano all’erario pubblico ?), occupando l’edificio scolastico. Tra le numerose
attività, da essi stessi calendarizzate, era prevista l’autogestione nello
svolgimento dei programmi curricolari. Meriterebbe una doccia di acqua
ghiacciata chi, fra i nostri 25 Lettori, solo dubitasse che ciò sia,
effettivamente, avvenuto.
Invece, con scope e ramazze e detersivi ciascuna
classe ripulì la propria aula che
durante l’occupazione sarebbe, a turno, stata una discreta alcova, considerata
la quantità di preservativi, dai bidelli raccolti ad occupazione conclusa e
depositati in recipienti di rifiuti speciali. Fatica, impegno, lavoro da servi,
da sguatteri che nemmeno sotto tortura dei loro parenti infanti e infantesse
avrebbero svolto nelle loro case.
Inoltre, edotti dall’andazzo della scuola italiettina
dal ’68 del secolo scorso ai nostri giorni, abbiamo il Dovere di Denunciare che
coloro che furono, sono, saranno destinati al fallimento, non solo, Ripetiamo,
da metà settembre a maggio, fanno voti ai cieli di inviare sulla terra fulmini
e saette, ma che facciano scorrere il sangue tra caino e abele; non c’è bisogno
di dire tra i paletti canonici dell’inizio e della, quasi, fine dell’anno
scolastico. Ché, oltre quei paletti, tutti al mare a fare le chiappe chiare!
Tutti ricordano l’omicidio, avvenuto qualche anno fa, di un consigliere
regionale calabrese che aveva avuto il torto di insistere nel mettere il naso
tra gli sprechi della sanità regionale. Per mesi i non studenti calabresi si
ammutinarono, disertarono le lezioni al tormentone di un certo effetto, da essi
coniato, “Adesso, uccideteci tutti!”.
Mentre per un Imprenditore siciliano, che
si era rifiutato di pagare il pizzo alla mafia, ché perpetrato durante l’agostana
calura, non ci furono cortei, manifestazioni, fattura di striscioni, insomma,
sia pure finta, neanche l’ombra di commossa partecipazione dei nostri “angeli”.
Dall’inizio dell’anno scolastico i notiziari televisivi ci informano che non
c’è manifestazione di protesta in difesa di qualsiasi Diritto, dal potere
statale o dai padroni delle ferriere conculcato, che non veda codesti ragazzotti
scansafatiche, ilari, recitanti con i soliti ritmi e battiti di “man con elle”
le giaculatorie contro questo e quello, senza mostrare o dimostrare alcuna
disponibilità a calarsi nella preoccupazione o disperazione per il loro futuro
e per il presente di irreversibile disoccupazione di non pochi dei loro padri.
Quante stucchevoli lamentazioni sulla presunta dispersione scolastica! Demagogia,
spudorata ipocrisia! La patria della dispersione delle fresche, incontaminate
energie dei ragazzi è proprio la scuola italiettina: per i miserabili obiettivi
(esclusivamente, il pezzo di carta) che l’utenza si pone nell’iscriversi e nel
frequentarla; per la freddezza impiegatizia con cui gli insegnantucoli
esercitano loro missione pedagogica; per la meschina spilorceria dei dirigenti
scolastici occupati, unicamente, nel tollerare, permettere, giustificare le
peggiori manifestazioni di proterva maleducazione dei loro clienti nei
confronti dell’istituzione scolastica e di coloro che, indegnamente, la
rappresentano e di inenarrabile bullismo nei confronti dei loro pari.
La
clientela delle loro scuole va incentivata col donare ad essa carta straccia e
bugiarde carezze! I nostri maggiori ritenevano che Compito Inderogabile della
Famiglia e della Scuola fosse l’elargizione equilibrata di “mazz e panedd”,
cioè di qualche scappellotto e di qualche fetta di pane (stavamo scrivendo: ”di
qualche leccornia”, dimenticando l’estrema povertà dei tempi vissuti da essi)
ai ragazzi per farli, indispensabilmente, Belli. Non solo Belli, ma non
necessariamente, nel fisico, quanto nello Spirito, nell’Anima, nella Mente; non
succubi, non supini all’’autarchia degli adulti, ”sed”, comunque, rispettosi
degli anni di vita, da essi sperimentati, che, probabilmente, avrebbero potuto
Elevarli ad una Saggia Visione del Mondo, che gli educandi avrebbero potuto, a
loro volta, tesaurizzare, soprattutto, per essere buoni Cittadini.
NOI, Pedagogicamente,
non siamo, giammai, stati favorevoli all’obolo di “nerbate”, tal il “Magister
Plagosus” di Orazio; siamo stati, ognora, convinti che tra Genitori e Figli,
tra Maestro e Discepolo si dovesse, si debba stabilire un rapporto di dialettica
Distanza sì che la Parola e l’Ascolto vicendevole Li Immettesse, Li immetta in
un Viatico, quasi religioso, di Crescita, altrettanto vicendevole, ché,
contestualmente, Crescesse, Cresca l’Educatore e l’Educando. Oggi, tra genitori
e figli, tra insegnantucolo e scolaro c’è il nulla e masse di nulla sono
prodotte, senza soluzione di continuità, tal mefitici “blob”, da codeste
agenzie educative. Nella famiglia e nella scuola i ragazzi, inevitabilmente,
alla deriva: escono ed entrano dai loro appartamenti condominiali, come dalle
loro aule scolastiche, quando con “motu proprio” entrano nei loro edifici
scolastici, senza ritenere di doverne dare conto ad alcuno; senza mèntori
razionali non in loro, tanto meno nei loro genitori, nei loro insegnantucoli,
vanno avanti negli anni senz’Anima, così come senz’Anima andarono avanti i loro
genitori, i loro insegnantucoli sessantottini e postsessantottini (non CI
stancheremo mai di contestare tanto ai mitizzatori di codesto “annus
orribilis”).
Anima, che Platone Immagina quale biga con l’Auriga trascinata da
due cavalli: uno bianco, ubbidiente e competitivo, l’altro nero, tozzo e
recalcitrante. Compito dell’Auriga (la Ragione) è riuscire a dominarli grazie
alla sua abilità e alla collaborazione del cavallo bianco. Abbiamo Citato
Platone, Fondatore dell’Accademia.
Quale Luogo di interminata Umanità Essa
doveva Essere: Eleganza di Ambienti, Eleganza di Gesti Educati al Rispetto
degli Uomini e delle cose, Eleganza di Propositi nello Scegliere quel Luogo,
Eleganza di Parole, Eleganza di Silenzi attivi, prodighi nel Creare il Contesto
più consono alla Fruizione del “Verbo”. Si avvicini Qualcuno dei nostri 25
Lettori ad un qualsiasi edificio scolastico, ospitante una scuola di qualsiasi
ordine e grado: si udiranno grugniti di insegnantucoli e di scolari, grugniti
di vaccari, di vacche, di buoi, non la festosa Atmosfera nel Tempio dove l’Uomo
Nasce in Spirito.
Qualcuno dei nostri 25 Lettori entri in una qualsiasi aula
scolastica e vedrà banchi, cattedre, sedie, pareti così, demenzialmente,
grafitati, vandalizzati che, Parafrasando il Divino, per poco il cor loro non
si spaurirà.
Codesti nulla già nella prima adolescenza dediti al fumo, alle
droghe, all’alcol, ad una ossessiva sessualità, precocemente, incatenata ai
ruoli di genere, non libera, non creativa; quali dannati nei gironi infernali
trascorrono le notti in cerca degli abissi più fondi ove perdersi,
irrimediabilmente.
Quale la “Morale”, le Conclusioni che i nostri 25 Lettori
potranno Trarre da codeste affrante Pagine: “Vae”, guai a santificare i giovani
e giovanissimi, quando fanno, abbandonando le aule scolastiche. Il loro dovere
è di Prepararsi a Fare un Mondo più Razionale, Capitalizzando gli Insegnamenti
di quei pochi Uomini che sono Entrati e Rimasti nella Storia, ma Anomali nella bieca quotidianità dei loro
contemporanei. Senza di essi manifesteranno, illogicamente, per la guerra;
presumeranno di essere nuovi, ignorando il vecchiume della loro sottocultura
che non può non essere spazzato via se non dalla Cultura; si spocchieranno di
essere giusti, ignorando che non c’è
altro modo per essere ingiusti, quando, per Parafrasare Schiller, diventiamo
plebe urlante e eccediamo, come pazzi furiosi.
A causa di codeste presunzioni, Ponendo Mente alla
cronaca dal ’68 ai nostri giorni, troviamo il terrorismo con morti,
distruzioni, le carceri piene di studentelli; i baroni attuali in tutte le
professioni che furono i capi e capetti di masse che schizzavano, Ripetiamo,
come “blob”, dalle scuole, irridendo i Maestri di sempre che non avevano voluto
ascoltare; una classe politica, burocratica, imprenditoriale corrotta,
incompetente; il tutto sintetizzato, condensato nel renzi dell’oggi che, ad
onta dei suoi insuccessi in tutti i campi della vita italiettina, pur
trova innumeri corpi disposti a seguirlo, appellandolo novello uomo
della provvidenza.
Quanta pena CI suscitano gli studentelli di hong kong: molti
di loro spariranno per anni, se non per tutta la vita nelle galere approntate
dalla casta spietata del partito comunista cinese; non pochi saranno passati
per le armi. Saremmo portati a simpatizzare per loro. Vogliono la Democrazia
che non può, “tamen”, essere partorita, miracolosamente, dalla piazza (vedere
per credere quella italiettina) ma dalle o nelle Aule Scolastiche. Aula, dal
verbo Latino “alo”, “nutrire”: il Sito ove si viene Nutriti del Vero e del
Bello; dove, per Dirla con Schiller, abitano, s’incontrano “ tutti i colori e i
suoni della vita”.