La festa di Maria SS. Addolorata, patrona di Mariotto, apre i battenti sull’usuale scorcio settembrino,
rischiarato dalla gradevole luce, pia e azzurrina, che solo l’indolente sole di
una tarda estate sa regalare.
Sono, questi, i giorni
dell’affettuosa devozione dei mariottani verso la diletta Addolorata, un
sentimento che si spande nel paese già prima dei festeggiamenti, e che dice di
una pulsione a mettersi alle spalle, almeno per qualche giorno, il duro
frangente odierno.
Per le strade il comitato
organizzatore termina la questua, raccogliendo l’indispensabile per alimentare la
fiammella di una tradizione popolare vieppiù esangue, ma che rimane per tutti, ad
un tempo, segno di civiltà religiosa e civile. Eppur s’adombra sulle facce della
gente la velata smania di veder superati certi, reiterati cliché di un folklore ormai stantio, e di proporre qualcosa
d’altro, come più adeguato complemento al rituale liturgico tout court. Non ci si è trattenuti,
dunque, dall’elencare la sequela di appunti che taluni hanno mosso all’operato
dell’organizzazione, che nondimeno ha saputo ben districarsi nel garbuglio delle
difficoltà congiunturali a tutti note.
Il parroco don Emanuele Spano tiene
a precisare quanto sia divenuto ormai “fisiologico” recepire stimoli e
incentivi nuovi per migliorare il formatdella festa, ma stigmatizza la questione, sollevata da alcuni mariottani, che
la festa sia una sorta di gara negli anni tra i vari “comitati” preposti alla
sua organizzazione. Quest’anno il comitato-feste è diretto per la prima volta
da Mario Salierno, coadiuvato da Michele Prisciandaro, Sabina Del Vecchio, Benedetta Giangaspero e Gaetano Tatoli.
A loro dire, a rispondere alle
offerte sono stati soprattutto gli anziani, mostratisi più sensibili al
tema-festa rispetto alle giovani generazioni, apparse invece più disincantate. Qualcuno
scrolla bonariamente le spalle, quasi a voler soprassedere agli immancabili
equivoci che alimentano solitamente il clima pre-festivo.
A tal riguardo don Emanuele
rammenta il non remoto passato in cui le famiglie “sentivano” l’evasione da
clima festaiolo, frammista a una sensazione di piacevole religiosità, come
esperienza tanto personale quanto sociale. “Ai
giovani chiediamo un maggior coinvolgimento, finalizzato alla comune
progettazione di un nuovo concetto di festa patronale, in linea con le moderne
istanze di cui essi sono naturali portatori”, puntualizza il parroco.
E dal canto suo il comitato rileva
come questo atteggiamento di apertura ai giovani debba valere anche per i
progetti a venire, come il prossimo pellegrinaggio a Pompei, programmato per il
28 settembre.
I fedeli mariottani si preparano
dunque a vivere la spontanea emozione che promana da una festa liturgica che da
sempre accomuna, nella fascinosa processione mariana (che avrà luogo domenica
14), ricchi e poveri, giovani e anziani.
Dalla solitaria e vegliarda
chiesa paesana, proprio mentre la luna, levandosi, spanderà la sua pallida luce
sulla facciata delle quiete case, una duplice e composta fila indiana, sotto l’egida
di Maria Addolorata, prenderà a serpeggiare lungo strade e stradine fiocamente
illuminate dai lumini e agghindate da coperte ben ricamate e stese in giù dai
balconi più alti. Sarà, quella, l’ennesima occasione per un intimo
raccoglimento, sullo sfondo della litania di voci gutturali che accompagnerà l’incerto
vacillare della statua.