Il sogno di Gerolamo è tutto chiuso in una borsa stinta di cuoio sdrucito che porta a tracolla.
Lo custodisce una cartellina rossa un po’ slavata.
È una serie infinita di fogli che l’uomo, non appena si stende sul lettino sotto l’ombrellone, con grafia minuta e precisissima corregge, rivede, lima, espunge, appunta.
È la bozza del suo nuovo libro che parlerà di religione e filosofia.
E’ convinto che lo aiuterà il canto del mare.
Gerolamo ha barba di zucchero filato ed un corpo esile quasi levigato dal tempo che è passato, ma serba ancora negli occhi una vivida lucentezza che ti inchioda.
Per lui Palazzo Madama a Roma non ha segreti, avendoci lavorato una vita, storico funzionario del Senato essendo.
Da oltre sessant’anni, condivide i suoi giorni con una paciosa signora sempre sorridente: “Più che amarci, ci sopportiamo”, prova a pungere lei.
In realtà, si supportano, se è vero com’è vero che la moglie gli ha “spennato” un ombrello e l’ha trasformato in bastone perché il compagno, Mary Poppins all’incontrario, restasse ancorato alla terra, visto che è sempre con la testa fra le nuvole.
“Ha una testa, anche se non sempre lo capisco. Per esempio, è ateo, ma è appassionato di religioni“, lo canzona ancora.
E lui ribatte pensoso: “No, sono agnostico, sono sicuro che c’è un principio misterioso che regola l’universo, ma sono altresì convinto che la nostra esistenza è così breve che non lo scopriremo mai”.
Quando gli rivelo che sono di Bitonto, i suoi occhi se possibile si illuminano ancor di più ed estasiato osserva: “È bellissima, è forse la città più bella della Puglia. Di sicuro avete l’esemplare più splendido dell’arte romanica: la vostra cattedrale“.
Poi, s’acciglia un poco: “Ci sono venuto due volte. La prima negli anni Settanta. La seconda, nel Duemila. Era diventata più vicina a Bari e probabilmente questo l’ha riempita di delinquenza, perché ricordo che un vigile ci consigliò di stare attenti alle auto, così con gli amici ci dividemmo in due gruppi e facemmo la staffetta affinché uno restasse di guardia alle macchine e gli altri visitassero il centro storico, che comunque mi pareva divenuto ancora più bello”.
Allora, ti affanni a correggere l’impressione del turista romano, invitandolo ad una terza visita, che prometti sarà ancora più strabiliante.
Poi, però, ripensi a Enziteto 2 a quattro chilometri e il quartiere San Paolo a cinque, a Savinuccio Parisi, agli Strisciuglio, ai clan vecchi e nuovi che hanno persino insanguinato la nostra città e ti resta una ruga sul cuore.
Già, perché basta un gesto criminale purchessia a cancellare secoli di vera, grande bellezza…