Un sabato sera d’estate.
Mentre tutti (o
quasi) sono indecisi su quale sarà la meta del loro divertimento, due donne
sistemano due cartelloni e un tavolino in piazza Aldo Moro, ai piedi della statua di Tommaso
Traetta.
Le scritte nere su quei cartoni bianchi parlano di povertà e dramma, stanchezza e dolore.
È
la protesta silenziosa dei disperati senza lavoro.
“Sì, è vero, siamo solo noi
due, ma rappresentiamo tanta, tanta gente che è nelle nostre condizioni, se non
addirittura peggiori. Io non ho lavoro e dunque non ho reddito, mia sorella ha
diversi problemi di salute, finché campava nostro padre si andava avanti con la
sua pensione, ma adesso?”, racconta con una punta d’amarezza R.
“Sappiamo che non possiamo avere
direttamente lavoro dal Comune – prosegue -, però vorremmo almeno essere ascoltati. Sono
mesi che vorremmo avere un colloquio col sindaco Abbaticchio e con l’assessore
Scauro, ma niente. Ogni giorno andiamo a prendere i pasti dalla mensa della
Fondazione Opera Santi Medici, ma non basta. Elemosinare qualcosa che ci aiuti
ad andare avanti ci sta togliendo anche la dignità di essere umani”.
“Ora,
stiamo raccogliendo le firme per fare sentire la nostra voce a Palazzo”, conclude smarrita.
Ma basterà
una petizione per far loro recuperare la dignità?