Il fumetto è una forma di espressione composta da immagini consequenziali, una
“letteratura disegnata” come lo definì Hugo Pratt.
Affonda le sue origini nella
notte dei tempi. Per qualcuno addirittura nelle preistoriche pitture rupestri o
nei geroglifici.
Una forma di comunicazione che, nell’ultimo secolo, si è diffusa, come mezzo di
intrattenimento per ogni fascia di età, in molte culture. Oltre al fumetto
italiano, gli esempi più famosi sono i comics statunitensi e i manga giapponesi,
anche in questa forma d’arte possiamo annoverare, tra gli altri, le bande dessinnèe francesi, i manhua coreani e i manwua cinesi.
Per spiegare la storia e le caratteristiche di questa espressione artistica,
fino alla sua evoluzione odierna, l’associazione “Argonauti”,
in collaborazione con la Libreria del Teatro e la fumetteria Comics & Games,
ha organizzato un ciclo di cinque incontri che si terranno ogni mercoledì del
mese di luglio.
Ieri il primo appuntamento, in cui Nicola Antonio Minervini,
dell’associazione “Argonauti”, e la disegnatrice Marina Mundo hanno illustrato
le origini del fumetto, dalle strisce apparse su giornali e riviste di fine
‘800, dai cui nacque il personaggio americano The Yellow Kid, considerato il primo fumetto moderno, fino alle graphic novels che tutti conosciamo,
costituite da storie autoconclusive, non solo per bambini, e da disegni più
maturi e ricercati, e alle web comicsnate con l’avvento di internet.
Nell’incontro si sono anche spiegate le differenze tra le tradizioni
fumettistiche a noi più note: quella americana, quella italiana e quella
giapponese. Tutti argomenti che, nei prossimi quattro appuntamenti, saranno
approfonditi.
“Nella tradizione statunitense il protagonista è spesso un eroe o un supereroe.
Le immagini sono dinamiche, dal momento che, trattandosi di storie di
supereroi, c’è più bisogno di esprimere l’idea del movimento. Gli albi sono a
colori e spillati e i protagonisti sono caratterizzati da un’elevata longevità.
Le storie sono autoconclusive ed essi continuano a vivere di albo in albo.
Spesso i personaggi di una casa editrice interagiscono tra loro, essendo
considerati come se vivessero in un unico universo. Gli esempi più famosi sono
i fumetti della Marvel o della DC – ha spiegato Minervini –. In Italia, il
fumetto arriva, all’inizio del ‘900 con le storie del Corriere dei Piccoli,
inserto del Corriere della Sera. Gli esempi più famosi sono i fumetti di casa
Bonelli. I protagonisti sono spesso investigatori o avventurieri. Possono
essere a colori o in bianco e nero e, rispetto agli omologhi americani,
presentano immagini più statiche, ma con disegni più precisi e ricercati. Anche
le storie italiane sono autoconclusive e con personaggi molto longevi”.
“Il manga giapponese è considerato una vera e propria forma di letteratura di
massa, con storie per ogni categoria e fascia di età. E’ profondamente radicato
nella cultura nipponica – conclude –.L’albo, chiamato Tankobon, è
generalmente in bianco e nero impaginato al contrario, rispetto ai fumetti
occidentali. Si legge dall’ultima pagina alla prima, secondo il verso degli
ideogrammi nipponici e le singole storie non sono autoconclusive. I personaggi
sono persone comuni o della tradizione locale come ninja , samurai o esseri
provenienti dalla letteratura fantasy,
come elfi e cavalieri”.