«“Non
so che cosa dire. Non so che cosa fare” è
diventata la mia essenza di vita».
Poche
parole ad aprire non una presentazione di un libro, ma un mondo, il mondo di Emmanuel Gallot-Lavallée.
L’attore,
regista, pittore, scrittore, insegnante, pedagogo, o semplicemente “casalingo”,
come ama definirsi, è stato ospite in questi giorni del progetto comunale YAFE – Young Artist For Environment – per formare attori, scenografi e
musicisti. Oltre alle lezioni riservate ai corsisti, però, ha dedicato ieri un
momento aperto al pubblico, accorso alle Officine
Culturali.
Un
tuffo nella vita dell’autore di “Scuola di teatro. Scuola di vita”.
Dagli anni a scuola di Lecoq alla scelta di essere un “clown”. Non un pagliaccio, come spesso si pensa, ma il clown che
rappresenta ciò che è sbagliato dell’uomo, che fa proprio il senso di
incapacità di far qualcosa per renderla arte.
«Là dove uno è incapace, diventa bravo. Nella
mancanza c’è qualcosa che fiorisce».Il fiorire che è per Emmanuel il fine dell’arte, dell’insegnamento.
Inventare, cercare, creare. Queste le tre regole da insegnare per lui. «Non interessa essere bravo, ma fiorire,
essere se stesso nel non sapere».
E
se “ciascuno insegna ciò che è”, lui
insegna, o almeno ci prova, ad essere amabili, ad abbandonare ciò che si sa, ad
accettare il senso del ridicolo, primo passo per la saggezza, a non prendere
troppo sul serio il destino.
Una
filosofia che è applicabile alla vita, oltre che al teatro, che è specchio
della vita stessa.
«Il teatro è perdersi, disperdersi, derivare,
lasciarsi portare dalla vita»,
oltre che studio, regole che lui stesso ha messo in pratica nella piccola
pantomima regalata al pubblico.
«Quello che voglio dire è che per essere
insegnanti bisogna imparare a stupirsi».
Per
avere un assaggio del mondo e della professionalità dell’artista,
l’appuntamento è per questa mattina al
Teatro Comunale. Dalle 11 alle 12,
infatti, sarà possibile partecipare ad una lezione
aperta di EmmanuelGallot-Lavallée.