«Io
ho fortunatamente un lavoro che mi aspetta, e dal quale guadagnavo molto di più
rispetto a quello che prendo adesso. Perciò non ho tanto desiderio personale di
continuare a fare il sindaco nel secondo mandato, e se mi sono proposto due
anni fa è perché sentivo la necessità di provare a dare un cambiamento anche
per le nuove generazioni. E tra tre anni questa esigenza non la sentirò più, ma
se ci sarà un programma politico di ampio respiro in cui io posso essere ancora
utile, ne riparleremo. Altrimenti non sarà un dramma».
Michele
Abbaticchio, ripercorrendo in esclusiva per il “daBITONTO” i primi due anni di
mandato, per prima cosa si proietta al futuro. Guardando al recente passato,
però, il primo cittadino rivendica i suoi risultati positivi, difende a spada
tratta la sua giunta, respingendo al mittente i rumors di un possibile
rimpasto, ed è orgoglioso del rapporto con la città.
Cinque
aggettivi per un’amministrazione. «La mia amministrazione è innanzitutto sostenibile,
perché non avremmo potuto parlare di lavori pubblici se non avessimo avuto la
capacità di avere gli oltre 15 milioni di fondi comunitari presi in due anni. Ésovracomunale, perché dopo l’esperienza del mio predecessore abbiamo
ripreso la presidenza della Conca barese, la vicepresidenza nazionale di Avviso
Pubblico, la vicepresidenza dell’Ato rifiuti di Bari, che sono tre settori
chiave utili per la visione politica della città e del territorio anche in vita
regionale. Poi c’è la riappropriazione del territorio, con la politica
degli eventi, la pedonalizzazione, l’apertura di 5 parchi per famiglie, che ha
fatto sì che i giovani si riprendessero la città in fascia serale dove il
territorio era stato abbandonato a sé stesso. Poi c’è la facilità di
comunicazione con il sindaco e con gli assessori, perché utilizzare
strumenti tecnologici come Facebook permette a chiunque si metta davanti a un
computer di porre delle domande e di avere risposta quasi immediata, come se
avessero un sindaco a portata di mouse. E, infine, attenzione all’ambiente,
con la lotta contro l’abusivismo edilizio, contro la discarica Ferlive,
internalizzare i tributi, tutti provvedimenti che vanno nell’ottica di un
aspetto salutistico della città».
Nessun
rimpianto (per il momento). Il primo cittadino non vuole parlare di
rimpianti perché «ci sono ancora tre anni per finire il mio mandato e
soltanto alla fine tireremo le somme». Gli errori, invece, ci sono. «Di
errori ce ne sono tanti e se ne fanno sempre in buona fede – sottolinea
Abbaticchio – perché sono dell’idea che bisogna fare sempre quello che si
ritiene giusto pagandone poi eventualmente le conseguenze». La giunta? «Non
ho nomi alternativi in testa – arringa il sindaco su un eventuale rimpasto
– perché ritengo di avere una giunta operaia che ha capito che occorre sporcarsi
le mani e che deve essere vicina alle esigenze, anche minime, della città. Io
non ho bisogno di assessori che filosofeggiano e che danno soltanto gli
indirizzi agli uffici e poi se ne tornano a casa vista l’immensa mole di lavoro
da fare».
I
ragazzi l’orgoglio più grande. «La mia soddisfazione più grande – conclude
Abbaticchio – è sicuramente vedere il grande contatto che si è avuto con i
giovani e riaver dato loro speranza, anche attraverso un Centro di
aggregazione. Sono orgoglioso anche dei finanziamenti comunitari che continuo a
intercettare, come se ci fosse una sorta di benedizione e un segno del destino ogni qualvolta lavoro con Bitonto (prima dirigente,
poi sindaco), e anche del fatto che la maggioranza della città, per lo meno
quella che vuole dialogare, è dalla mia parte e mi sostiene in tutti i modi».