Una sequela di coincidenze fortuite è all’origine del libro Paideia per sempre della docente bitontina Carmela Minenna, presentato al Torrione il 29 maggio.
La storia è singolare e sembra riproporre l’espediente letterario di alcuni romanzi storici,
in cui è il ritrovamento di un manoscritto a dare il via alla narrazione. Michele Muschitiello, curioso “investigatore”
di storie e tradizioni, rinviene un quadernino del bisnonno Michele Lapenna, maestro elementare vissuto a cavallo tra
Ottocento e Novecento. In quei fogli, che
oggi hanno il valore di una reliquia, il bisavo aveva annotato poesie, discorsi e riflessioni.
Dal canto suo, Carmela Minenna avvia una ricerca sui componimenti di un tale Michele Penna, pubblicando a tal proposito un articolo sul Da Bitonto quattro anni fa. Legittimo il sospetto che i due poeti potessero essere la stessa persona, un dubbio subito diradato da altri
studi.
Alla fine, il risultato dell’incontro tra i due “autori” è un libro che
profuma d’antico e
che si legge piacevolmente: nella prima parte, curata da Muschitiello, sono riportate con una narrazione leggera e appassionata le note biografiche del
maestro, corredate da foto e miniature.
Di notevole interesse sono le pagine che ripropongono la sua quarantennale carriera,
cominciata nel 1868 “al tintinnio di 500 lire annue” e terminata con la
medaglia d’oro alla
Pubblica istruzione. Poi, sfogliando le pagine,
si entra nel vivo del
testo, con una trattazione di Carmela Minenna sul concetto di paideia, che muove dai
filosofi Aristotele e Platone e arriva a offrire uno spaccato dell’istruzione primaria di fine Ottocento a Bitonto.
Quindi, a seguire, il passaggio più emozionante del libro: i
componimenti del maestro, perlopiù sonetti e odi di contenuto religioso e civile-patriottico, che documentano come il sublime sentire del poeta fosse in sintonia con la
più alta tradizione
classica.
In particolare, A Maria Addolorata e Sulla donna toccano le corde dell’anima, mentre All’Italia e Sulla tomba di G. Garibaldi conducono il lettore in un viaggio negli
anni cruciali dell’Unità.
Dunque, “Paideia per sempre” è un lavoro al
quale vanno riconosciuti
almeno due meriti.
Da un lato,
riconsegna finalmente alla città di Bitonto la figura di un uomo illustre,
docente per vocazione e poeta per passione, che non poteva restare eclissato
nei fogli di un manoscritto.
Dall’altro, ricostruisce
la missione eroica degli educatori di quegli
anni, uomini mandati in prima linea a combattere l’analfabetismo e a formare
individui.