“Sono felice”.
Cari lettori, una volta che avrete
letto queste due paroline, che serbano il segreto più grande della nostra vita,
non crediate che quel che segue sia superfluo.
Anzi. Perché da quel che segue nascono e si nutrono.
La storia che vi stiamo
per raccontare ha qualcosa di meraviglioso, come solo possono essere i piccoli
grandi miracoli che gli uomini sanno compiere.
L’ha scoperta una cara collega,Enrica D’Acciò della Gazzetta del Mezzogiorno, e narra del cuore di un padre che
è grande come il mondo. Il mondo certi giorni chiuso e ostico di chi è autistico,
termine che deriva dalla lingua greca e dice un’impermeabile assolutezza dell’io.
Il papà si chiama Vincenzo D’Aucelli, 56 anni, ex informatore farmaceutico per
sei lustri, laureatosi in Scienze della Formazione per farsi educatore e ancora
genitore del piccolo Giulio, il figlio quindicenne affetto da autismo “ad alto
funzionamento”.
Vincenzo ha da subito seguito con cura e attenzione
Giulio nel suo percorso esistenziale, schivandogli la condanna alla solitudine
che spesso viene emessa dalla società che circonda gli autistici subito dopo l’obbligo
scolastico.
Non potendo coprire tutto il monte ore scolastico, tutti i docenti
di sostegno che si alternavano al fianco del bambino, lasciavano troppi spazi
scoperti. Che presto divenivano lacune didattiche.
Così, il dottor D’Aucelli ha
ripreso libri e quadernoni per gli appunti, si è iscritto all’università, ha
artigliato la fatidica pergamena ed è tornato sui banchi di scuola.
Al fianco
di suo figlio Giulio, come esperto della sua segreta irrequietezza.
Primo anno all’Istituto Tecnico Commerciale “Vitale
Giordano” di Bitonto, una comunità di docenti sensibili e dirigente lungimirante.
I compagni di classe hanno avvolto Giulio d’un amoroso manto ed i professori
sono in perfetta sintonia con lui. Voti alti e meritati, dunque.
Forse, è rara alchimia, ma quando accade è
favola da raccontare.
Giulio, che nel pomeriggio si tuffa pure in piscina, è il ritratto della gioia ed ha
una vita quasi normale.
Già, ma quanti di noi ce l’hanno?
E ancora.
Quanti
Vincenzo D’Aucelli esistono nel mondo?
E quanti Giulio senza Vincenzo restano, fragili, fragilissimi, dimenticati in un angolo di casa, non compresi e discriminati per la loro presunta
diversità?