Sarà che l’incontrosi tiene di fronte al superstite Castello bitontino, fra i tavolini del bar
omonimo, sarà che i tempi sono quelli che sono, certo è che le donne e gli uomini di Rifondazione comunista pare siano gli
ultimi baluardi dei lavoratori.
Di tutta Europa.
Ci credono ancora in un
Vecchio Continente più giusto. Da liberare dai tentacoli assassini delle banche
e dalle menzogne degli altri politici.
E, partendo dall’esperienza coraggiosa
di Tsipras, si può tornare a pensare una sinistra compatta, coesa, nuovamente
unita. Per resistere ancora.
“La sinistra sta messa bene, i risultati in Grecia
presenza significativa, abbiamo perso la credibilità quando abbiamo governato
con Prodi senza risolvere i problemi. Con la lista che sostiene Tsipras, sì può
aprire un processo costituente, democratico e plurale della sinistra italiana,
una sinistra con un proprio profilo ed un progetto politico che sia autonoma
dal centro sinistra e si erga contro il neoliberismo”, è serenamente energico
l’attacco dell’ex ministro Paolo Ferrero, introdotto dalla “padrona di casa” Anna Belligero.
“Il senso di
impotenza della gente è il vero problema dell’Italia, il processo non deve
venire solo dall’alto, ma pure dal basso, dal mondo dei comitati e delle
associazioni”, è l’esortazione dell’attuale segretario di Rifondazione
comunista.
“Per ricostruire la forza della sinistra
autentica è necessario tornare ad abitare i conflitti sociali, perché s’è
accresciuta la forbice fra Europa del Nord ed Europa del Sud, impazzano ovunque
i nazionalismi, il Mediterraneo non può essere un cimitero di migranti, ma
dobbiamo creare un corridoio umanitario. Abbiamo avuto in Italia solo governi
che hanno acuito questa situazione grave, e Renzi sta proseguendo la politica
dei suoi predecessori. Perciò dobbiamo dar vita ad una Sinistra culturalmente,
politicamente e strategicamente autonoma”, snocciola gli annosi problemi nostri
(e non solo) la giovane Eleonora Forenza, candidata al Parlamento di Strasburgo,
“ricercatrice universitaria, figura di levatura culturale notevole e testimonianza
vivente della precarizzazione del mondo del lavoro”, l’ha definita con amara
simpatia Ferrero.
Che, in conclusione, ha suggerito la ricetta magica, ma
neppure tanto, per risolvere le sperequazioni sociali tuttora radicate: “Perché
il nostro stato paga il 5% di interessi sul proprio debito quando la Banca Centrale
Europea per solito applica lo 0,25% sui prestiti? È ovvio che è un modo per
favorire il sistema delle banche ed è per questo che, se venisse scardinato,
rientrerebbero almeno 80 miliardi di euro”.
Dunque, lavoratori di tutta Europa,
unitevi, pare vogliano gridare i compagni di Rifondazione comunista.
Sperando che
non siano parole splendide solo per una lapide famosa…