Una
Unione europea che sappia erogare e sfruttare meglio le risorse. Che riveda le
politiche economiche e monetarie.
Che diventi finalmente uno stato federale e
si avvicini all’antica idea degli Stati Uniti d’Europa.
Ma che, soprattutto, non
cada nelle mani dei grillini, il vero spauracchio di queste elezioni europee.
Gianni
Pittella, europarlamentare Pd nonché vice presidente uscente del
Parlamento europeo, presenta a Bitonto il suo manifesto elettorale e,
indirettamente, quello del Partito socialista europeo, nel quale il Partito
democratico ha deciso di confluire in ambito comunitario.
E che intende dare
una scossa e un volto nuovo all’Unione europea.
«L’Unione
deve capire che i fondi comunitari devono dare sviluppo e non alimentare
clientele – afferma Pittella – e sviluppo vuol dire infrastrutture
materiali e immateriali, alta velocità, tecnologia e ricerca, energia, lavoro e
giovani».
Sviluppo fa anche rima con la Pac (Politica agricola comune), al
centro di discussione negli ultimi giorni.
«Non
permetteremo di penalizzare il settore della olivicoltura e dell’agricoltura in
generale e anche per questo nelle prossime ore incontrerò il ministro
dell’Agricoltura Maurizio Martina», arringa l’ex assessore della Regione
Basilicata, che si scaglia contro le politiche di austerità che – a suo dire –
hanno contrassegnato e messo in ginocchio l’Unione europea negli ultimi 5 anni.
«Il male dell’Europa non è l’euro, bensì le politiche di austerità che hanno
imposto la Merkel e il Partito popolare europeo. Bisogna rivedere il patto di
stabilità (o di stupidità come lo definisce lo stesso Pittella, ndr), perché
non è possibile che al suo interno contempli anche il cofinanziamento degli
enti locali sulle stesse risorse europee».
E
poi c’è l’Europa politica, il desiderio di tanti.
Anche dell’europarlamentare
Pd che rispolvera il vecchio desio degli Stati Uniti d’Europa. «E’
necessaria una Europa federale che abbia un suo ministro degli Esteri, un suo
ministro dell’Economia e una polizia comunitaria che sappia controllare le
frontiere in modo tale da evitare le stragi di immigrati che si stanno
verificando negli ultimi giorni».
Ma
il vero sogno di Pittella – nemmeno tanto velato – è la presidenza del
Parlamento europeo (l’ultimo nostrano a farlo è stato Emilio Colombo, suo conterraneo, biennio
1977 – 79), «perché l’Italia deve tornare a essere protagonista attiva delle
scelte del vecchio continente e per farlo deve rivestire ruoli di vertici nelle
istituzioni competenti».
Il
punto di partenza del vicepresidente uscente è, però, impedire che i grillini
arrivino a Bruxelles, «perché cadremmo dalla padella nella brace e
soprattutto permetteremmo a un demolitore di fare macerie dell’Europa».
Di
grillismo e di populismo riferisce anche Francesco Paolo Ricci, capogruppo Pd
in Consiglio comunale, che, dopo aver elogiato Pittella «per aver fatto
sentire l’Europa meno lontana in questi 5 anni», spera che si possa tornare
ben presto ai fasti dell’euro e della prima idea di Europa, e per farlo è
necessario che «non si deve più dare la possibilità ai demagoghi di turno di
prendere il sopravvento».
«Senza l’Unione europea l’Italia sarebbe deserto – ricorda Gennaro Sicolo, presidente del Consorzio
nazionale degli olivicoltori (Cno) – ed è importante creare un’altra Europa,
che deve dare impulso alle imprese, ai giovani, all’agricoltura e alla
tracciabilità dei prodotti agricoli».