Un atto dovuto ex
lege.
Dopo un “gran parlare” di cultura della legalità, di “disponibilità”
dei beni e delle relative
comunicazioni ricevute dall’Agenzia
Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati, la lista viene resa pubblica sul sito
comunale (http://www.comune.bitonto.ba.it/trasparenza/altro/beni-confiscati.html)
affinché cittadini e associazioni possano partecipare al loro “riutilizzo” per
fini sociali.
A fare pressioni sulla
diffusione della lista è stato il Movimento
La Puglia per Vendola che ripetutamente ha punzecchiato l’Amministrazione
sul tema della trasparenza (http://www.dabitonto.com/politica/r/il-movimento-la-puglia-per-vendola-l-amministrazione-abbaticchio-e-una-piccola-grande-bellezza/2776.htm)
e a cui il primo cittadino aveva replicato definendo polemiche sterili le
accuse del gruppo politico e promettendo di impegnarsi sulla questione dei beni
entro la fine di marzo (http://www.dabitonto.com/politica/r/il-sindaco-abbaticchio-replica-al-movimento-la-puglia-per-vendola-polemiche-senza-senso/2783.htm).
Ma dal movimento vendoliano, che lamentava l’arbitrarietà delle tempistiche di
pubblicazione, sono partite ulteriori sollecitazioni fino a qualche giorno
prima della pubblicazione della lista.
C’è, però, qualcosa che non quadra.
Nella lista sono decritti 7 immobili, mentre l’Archivio
Nazionale (dell’agenzia di cui sopra) consultabile on line ne mostra ben 17 di cui soltanto 3 risultano non ancora consegnati.
Molto spesso i percorsi di
riappropriazione dei beni confiscati sono lunghi e complessi e ciò
giustificherebbe questa strana situazione. Ma dati e dichiarazioni non
coincidono.
Dunque, analizzando nel dettaglio, in gestione risulta
l’immobile di via Ragni già sede del
progetto “Refugees in progress”avviato nel 2001 dall’amministrazione Pice e che ereditò interamente il governo
Valla affidandolo all’”Arci” mentre dal 2011 se ne occupa la cooperativa
“Auxilium”.
I restanti 6 immobili risultano “non assegnati” ed è “in corso
di preparazione l’avviso pubblico per l’assegnazione del bene”.
Si tratta
di un box auto sito in via Traetta,
i restanti 5 si trovano a Mariottotra via Piccinni e via Mentana. Pare che questi ultimi
facciano parte di uno stesso fabbricato e proprio della confisca dello stabile
di via Mentana si diede notizia durante la precedente amministrazione.
Più che
nuove “disponibilità” sembrano immobili già noti ma mai utilizzati e assegnati.
Per di più sul sito comunale è possibile visionare una nota del funzionario
dell’Ufficio Patrimonio datata 16 luglio 2013 che conferma come lo schema del
monitoraggio dei beni confiscati assegnati fosse già pronto quasi un anno fa.
Ciò che incuriosisce è che su alcune testate locali
(persino nella sezione barese di una testata regionale del 21 giugno 2013) si è
annunciata la disponibilità di una villetta ancora a rustico abusiva sita sullaprovinciale 231 che non compare tra
i beni resi noti dal comune.
Tra l’altro si accennò all’inserimento della
nostra città fra i comuni di Puglia coinvolti nel progetto regionale “Libera il bene”, la piattaforma web
per la mappatura partecipata dei beni confiscati. Mai avvenuta.
In verità questo ritardo nel predisporre una lista
pubblica, imputabile a diverse amministrazioni ma soprattutto a chi ostenta
assoluta trasparenza, ha bloccato una mobilitazione sociale in cui solo i
cittadini possono indicare la funzione da attribuire al bene confiscato.
La
gestione dei beni confiscati richiede figure professionali specializzate, la
ricerca di contributi, di fondi regionali o europei e la Regione potrebbe
fornire questo servizio di ricerca bandi e assistenza nella progettazione. Su
questo fronte occorre una politica seria senza rafforzare l’idea che il
Pubblico non c’é.