Chi avesse voluto capire cos’è la vita, cos’è la morte e, soprattutto, cos’è l’amore, doveva esserci sabato pomeriggio nella basilica dei santi Medici.
La ragazza che ha ascoltato
tutta la funzione tenendo il capo malinconico sulla spalla del fidanzato, le
mani intrecciate sul petto di lui, all’altezza del cuore.
Il vecchietto che ha
tormentato a lungo la breve tesa della coppola sdrucita, sussurrando
impercettibili preghiere.
La ragazzina che non ha smesso un attimo di cercare con lo sguardo perduto le piccole amiche radunatesi su quel banco in fondo al
santuario, che la ricambiavano con altrettanto attonito smarrimento.
Un uomo
dal cuore di bambino che è rimasto per un po’ poggiato al marmo gelido di una
cappella laterale, poi si è adagiato su una sedia come sopraffatto da troppo
dolore.
Uomini in divisa arancione che lo hanno soccorso, carezzandolo dolcemente.
Non ci sono farmaci per un cuore piccino, basta la dolcezza.
Di fronte all’altare,
due bare di legno chiaro.
Sopra una sedia grigia, una donna che urla in
silenzio tutto il suo amore e si piazza lì, staccata dal resto della folla, come
a far capire che sono qui con voi, Nicola ed Enzo, non siete mica andati via.
Il mistero della
vita svelato in un istante segreto ed eterno.
Pasqua di morte e di resurrezione.
Il gesto d’amore più grande che ci sia. E che nessuno dovrà dimenticare. Mai.
Quel maledetto martedì mattina.
Alessio da salvare, intrappolato nel
crudele sepolcro della cisterna, in quella ditta di prodotti ittici.
Nicola si
lancia senza pensarci un attimo. La lotta è assurda e affannata. Enzo capisce
che qualcosa non va e si tuffa pure lui. Sarà una Via Crucis brevissima e straziante. Una Passione dolorosissima e fugace.
Nicola ridona il respiro al giovane
Alessio, che così potrà vivere la sua resurrezione.
Il cucciolo è salvo.
Papà e figlio
si abbracciano con disperata forza, i cuori si toccano fino ad avere un solo
palpito.
L’ultimo.
Uniti per sempre, vanno incontro alla morte.
Ed è il gesto d’amore
più grande che ci sia.
Ecco perché dall’alto della Croce, il figlio di Dio aveva braccia spalancate non più per i chiodi confitti nelle palme, ma per accogliere Enzo e Nicola…
Tocca, ora, alla città – a tutta la città, a tutti i bitontini, nei loro compiti
quotidiani, nel loro dovere da ossequiare ogni giorno, nella fratellanza e nella
solidarietà da esercitare sempre, nell’onestà da manifestare ognora nei rapporti umani – far sì che questo esempio altissimo e sublime non si
perda nell’oblio colpevole di una Bitonto troppo spesso smemorata.