Era
il 23 maggio 2012 quando il medico
bitontino, Vito Antonio Delvino, direttore generale dell’Asl di Massa
Carrara dal 2007 al 2010, veniva sottoposto alla misura di custodia cautelare (poi, considerata illecita dal giudice di libertà e, di conseguenza, annullata) durante l’inchiesta sul falso in atto pubblico, per
l’alterazione dei bilanci dell’azienda sanitaria apuana dal 2004 al 2009.
Negli scorsi giorni è stato assolto dal giudice Alessia Solombrino – al
termine del rito abbreviato – dall’accusa nell’ambito dell’inchiesta sul maxi
buco all’Asl di Massa Carrara.
Assoluzione piena “perchè l’imputato non ha commesso il fatto”che è un assoluto riconoscimento dell’integrità di comportamento sempre
rivendicata dall’ex manager pugliese, ma anche una sentenza che apre nuovi
scenari nello “scandalo” del maxi buco dell’Asl.
Indagini approfondite della Guardia di
Finanza, e sostenute dal procuratore
capo Aldo Giubilaro e dal sostituto
Alberto Dello Iacono, avevano quantificato un disavanzo di 224 milioni di
euro dal 2004 al 2009, fino ad arrivare ad oltre 240 milioni nel 2010 ai danni
della Asl durante i vari esercizi gestionali.
Con
Delvino, erano stati indagati anche il suo predecessore Alessandro Scarafuggi, in carica dal
2002 al 2007, e l’ex direttore amministrativo (dal 2006 al 2010) Ermanno Giannetti.
I due ex direttori generali vengono
messi agli arresti domiciliari: Giannetti, che è accusato anche di peculato,
finisce in carcere.
Il medico bitontino e Scarafuggi
vengono accusati di essere stati complici, assecondando e coprendo il Giannetti,
che invece, avrebbe materialmente alterato i bilanci allo scopo di nascondere
il gigantesco ammanco che si stava generando.
Delvino ha sempre negato ogni addebito
e sempre si è dichiarato estraneo ai fatti che gli venivano contestati.
Ed è stato a tal punto sicuro di poter
convincere il giudice della sua innocenza da chiedere il giudizio abbreviato.
L’avvocato della difesa Roberto Valettini, affiancato dal collega Vincenzo De Michele del foro di Bari si sono espressi chiaramente: «L’ accusa non regge: Delvino non aveva la
possibilità materiale di alterare i bilanci, non aveva la password e non poteva
accedere al sistema informatico dell’Asl. E non gli si può imputare di avere chiuso colpevolmente un occhio (o
entrambi) sui trucchi di bilancio, sia perchè non ne aveva le competenze
specifiche, sia perchè gli veniva sottoposto un bilancio formalmente “sano” che
altri “controllori”: i revisori dei conti, le società Title e Deloitte e infine
la Regione avevano il compito di certificarte e approvare».
Il giudice Solombrino, dunque, ha accolto in
pieno questa tesi e assolto in via definitiva Delvino.