Importante vetrina per la città quella che si è svolta al Tg3 Puglia sabato mattina.
Infatti, durante “Il settimanale”
il giornalista Enzo Quarto ha
intervistato i vincitori della V edizione del Concorso Internazionale di Canto Lirico Tommaso
Traetta di cui è stato
membro di giuria.
«Sono
giovani ma sono soprattutto pugliesi – ha espresso l’assessore al Marketing
Territoriale Rocco Mangini – e questo
fa riflettere di quanto l’investimento in cultura che questa Regione e la
nostra città sta mettendo in essere cominci a dare i propri frutti».
«Ho cominciato a
cantare all’età di 7 – 8 anni – racconta il baritono Carlo Rotunno – e mi
nascondevo dietro alberi o muri per farlo, poi mi sono iscritto presso scuole
di musica private e ho studiato canto, pianoforte e altre materie. A 14 anni
sono entrato in conservatorio per studiare canto lirico. Oggi sono diplomato in canto lirico e
iscritto al secondo livello al conservatorio di Matera. Ho già cantato in altre
zone d’Italia ma sono stato anche in Canada, Gerusalemme, Ginevra e ho
partecipato anche a diverse trasmissioni televisive».
«Non posso
rinnegare la mia città (palermitana d’origine, ndr) ma Bari col Petruzzelli non è
da meno – questa la testimonianza del soprano Roberta Mantegna -. Anche solo fare l’audizione, il concorso in questo teatro stupendo
mi ha fatto un certo effetto: ora ho anche la fortuna di avere una piccola
parte nell’Elettra. Tutto è cominciato per seguire la mia insegnante, studiare,
lasciare casa e tentare fare un salto nel vuoto e poi… lo studio paga».
«Quando sono
sono sul palco – confessa il soprano Gloria Giurgola – cerco sempre di dare di più al pubblico e
penso di fare e dare sempre il mio meglio. Quest’anno è stato pieno di
soddisfazioni, pieno di audizioni andate bene, sono arrivata seconda in questo
concorso internazionale. La soddisfazione
per i miei genitori che mi hanno sempre sostenuta».
Racconta la sua esperienza anche il tenore
Francesco Castoro. «Da piccolo ho
avuto passione per tutt’altra musica, quella leggera: a casa si respirava
sempre un clima da festival bar, sanremo. È nato per caso e così, per scelta,
ho deciso di intraprendere lo studio della lirica, della musica classica e da
lì mi sono innamorato, amore folle, un colpo di fulmine. Penso che noi giovani
nella realtà attuale siamo slegati dal mondo. A me stupisce sempre quando
dicono “siamo l’unica generazione che vive peggio dei nostri genitori”: che uno
voglia fare il medico o l’ingegnere ci si sentirà sempre slegati dal mondo, io
mi sento privilegiato di fare questo tipo di musica così bella».
«Mi sono
avvicinata allo studio del canto non da tantissimo tempo perché nasco
essenzialmente come pianista – dice alle telecamere RAI il
mezzosoprano Marzia Marzio –.Ero un po’ lontana dal mondo dell’opera,
del canto lirico ma vivendo il conservatorio e queste realtà, non puoi fare a
meno di avvicinarti a quest’altro tipo di bellezza da cui sono stata
completamente affascinata, coinvolta. Il mio sogno nel cassetto è vedermi
realizzata per quello che posso dimostrare di essere per me e tutti quelli che
credono in me e me ne danno la possibilità».
È la volta della giovanissima vincitrice il
soprano Maria Laura Iacobellis che si è esibita con il brano“Les oiseaux dans la charmille” di Natalie Dessay.
«Per fare un ruolo come questo della bambola Olimpia ci vuole un
equilibrio particolare tra quello che è recitazione e quella che è la tecnica.
Chi ha una passione tanto forte riesce a trascinare anche la gente scettica in
tal senso, infatti, mi capitava spesso al Liceo che i miei insegnanti mi
chiedevano di esibirmi in classe, i miei compagni ridacchiavano».
«Però poi, ricordo un giorno – continua la
Iacobellis – in cui un compagno si
avvicinò e mi disse “Ieri sono andato su internet a vedere quel pezzo delle
‘Nozze di Figaro’ ma come fa?” e così mi accorsi che è così: quanto più ami una
cosa tanto è semplice far innamorare chi non lo è della stessa. Il mio bisnonno era un compositore, mio nonno un musicista, mia madre pianista, sono nata immersa nella
musica, forse nel mio dna era scritta la mia sorte».
Non ci resta che augurare a questi giovani di proseguire al meglio la loro carriera, portando nel cuore un po’ della nostra Bitonto e del Teatro Traetta.