Il Natale sboccia
d’improvviso ed è un’aria leggera che soffia nella frizzante sera decembrina.
È quando la mano
grande di tuo padre accoglie la tua piccina per andare a comprare un pastorello
nuovo per il presepe oppure quando il canto melodioso della zampogna di Enzo –
volto cotto dal sole di molisano antico e pizzetto quasi luciferino – comincia
a serpeggiare nel dedalo suadente del borgo antico.
Dunque, ieri sera.
Via Verdi, strada del
commercio insieme a via Repubblica, con poche, tremule luci in quest’anno di crisi. Un
bimbo è con la madre per uno striminzito shopping natalizio. Già, quello che
non hanno capito i signori dei palazzi capitolini, che traccheggiano se si
devono tagliare qualche centesimo, è che la gente comune preferisce risuolare
scarpe vecchie piuttosto che acquistarne di nuove o rammendare i buchi ai
pantaloni pur di non spendere quel che non si può più.
Piazzetta San
Silvestro, uno slargo del cuore. Intorno ad un fuoco lingueggiante uomini e donne, complici le note dei canti della nostra
tradizione, cercano il tepore che gli affanni quotidiani non danno. Un bimbo, mano nella mano del padre, cerca di
farsi strada tra la folla assiepata per vedere cosa c’è di tanto bello.
Via Verdi, è un
attimo. Due giovani malvissuti assaltano armati l’ennesimo negozio. La
proprietaria della boutique stavolta vuole difendere il frutto dei suoi
incredibili sacrifici e, a costo di rimetterci la pelle, blocca uno dei due
malviventi. Immagini tristemente consuete, ormai. Non per un piccolino, però. Che
esplode in un pianto dirotto.
Dolorosissima scena.
La fine delle illusioni, senza averle assaporate?
La morte dell’innocenza, ancora ai suoi primi, incerti passi?
Chi potrà mai dirlo?
Piazzetta San
Silvestro, è un incanto infinito. Il babbo spiega al figlioletto con gli occhi
pieni di stupore che quei matti che volteggiano sono i ragazzi de Re
Pambanelle, gruppo folkloristico che adora la storia del nostro popolo che ebbe
una sua grandezza, un tempo molto lontano oramai, al punto da creare gli abiti
variopinti dalle tavole riscoperte da un professore autenticamente innamorato di
Bitonto. Guizza meraviglia tra quelle chianche, sorride persino la parrocchia
di San Silvestro…
Questa è Bitonto.
Dolceamaro crogiolo di contraddizioni atrocissime. Capace di mestizie
indicibili e lievi incantesimi.
Ma il pianto fragile e disperato di quel bambino, che forse ha avuto il
torto di trovarsi nella parte sbagliata della città, chiama in causa l’intera comunità e grida davvero vendetta…