Maria dove sei? Dove sei Madre? Tu che chiamasti Bitonto “la pupilla dei tuoi occhi” perchè hai distolto lo sguardo dalla tua/nostra città? Non la vedi, non la senti gemere nella violenza, nella paura, nell’indifferenza? Madre dolorosa, perchè non ti muovi a compassione? Vergine e Madre, perchè non ti chini su di noi? Regina della Pace, perchè ci fai naufragare nella disperazione?
Sono state queste le domande, i sentimenti che stamattina mi hanno inquietato mentre, bitontino tra i bitontini, vivevo l’Eucarestia dell’Immacolata nella mia parrocchia, colma di fedeli. Bitontino tra i bitontini, in quell’abbraccio di popolo che ancora ci rincuora. Ma il pensiero è andato anche a ieri, al dì della “vigilia”. Quel giorno così caro ai nostri padri, così profumato di festa e invece ancora sporcato, in questo tempo senza luce, da una violenza continua, senza fine, senza speranza per il nostro futuro. Ci sentiamo smarriti, impauriti. Sbarriamo l’uscio delle case e ci capita anche di chiudere il cuore.
Poi lo scambio della pace, il gesto di pace. Bitontino tra bitontini che si stringevano la mano. Pace e guerra. Speranza e castigo. Gioia e tristezza. Che vuol dire quel gesto? Che senso ha oggi, tra bitontini, stringersi la mano e promettersi la pace?
Che vuol dire oggi la devozione all’Immacolata? Cosa ci chiede oggi una fede “adulta” (forse l’aggettivo non piacerà) vissuta nella e per la città? Cosa ci chiede oggi la nostra Madre? Noi le rivolgiamo domande, ne imploriamo la presenza, invochiamo la sua protezione, ma, a ben vedere, è Lei che ci incalza, ci affligge, ci mette scomodi.
“Eccomi” fu la sua risposta. Un sì alla generosità, al perdono, al tendere la mano, alla riconciliazione, alla comprensione. Un sì quotidiano, a volte gioioso, a volte chiamato a salire anche il calvario, come accade oggi nella nostra Bitonto. La città ci chiama. Nello strazio, nella disperazione, ci chiede protezione. Invoca coraggio.
Sarà stata, questa mia, una sdolcinata letterina di Natale, una pagina di inutile buonismo? Può darsi. La parola è sempre un rischio. Ma il mutismo, la rassegnazione sono peggio. L’Immacolata ci scuote, ci interpella. Da buona Madre ci richiama. Non vuole essere “celebrata”. Ci vuole figli attenti, premurosi, saggi, concreti che si stringono la mano per un nuovo patto di amicizia per e nella città. Insomma bitontini con la “B” maiuscola.