Arrivo a Bari, come ogni giorno ore 7.45 e, ancora un po’ assonnata, mi dirigo verso il mio bar del cuore. Esco e non posso attraversare. Tutto transennato, pulmini di qualsiasi testata e rete.
Dentro, anche peggio. Polizia sui tetti dell’Ateneo barese, balconi, tutto sembra lontano ed irraggiungibile: il presidente non si può vedere.
Ad accoglierlo nel capoluogo Pugliese il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il rettore dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli e il sindaco di Bari, Michele Emiliano.
In Ateneo, nell’accoglienza al Presidente, anche i bitontini prof. Antonio Felice Uricchio, prossimo Rettore, il Direttore Generale, Avv. Gaetano Prudente ed il Direttore Generale Vicario, dott.ssa Pasqua Rutigliani.
Non hanno intenzioni pie alcuni giovani che al suo passaggio, durante il trasferimento dal Palazzo delle Poste all’università, espongono striscioni, lanciano in aria volantini (“Napolitano responsabile del governo della crisi”) e altri, pronti all’ingresso con qualche ortaggio.
Ma c’è anche chi lo accoglie con cuore vivo di speranza e sogni e il presidente Giorgio Napolitano lo nota: «L’accoglienza è stata calorosissima. Sono contento di vedere ragazzi sorridenti, anche se sanno bene quali problemi li aspettano».
Torna a Bari dopo tre anni d’assenza, quindi, in nome del fratello Massimo Napolitano, progettista insieme all’architetto Vittorio Chiaia, dell’immobile, a loro dedicato in via Crisanzio, proprietà dell’Università degli studi di Bari che l’ha completamente ristrutturato.
Al convegno «Cultura e Mezzogiorno, una nuova strategia per il Paese», in programma nell’aula magna “Aldo Cossu” dell’Ateneo sono presenti anche il Ministro per i Beni culturali, Massimo Bray, il presidente di Confindustria Mezzogiorno, Alessandro Laterza, e il presidente di Federculture, Roberto Grossi.
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano, ammette durante il suo discorso che il problema della disoccupazione giovanile emerge tra i più gravi anche in Europa e aggiunge: «il Sud deve recuperare un ruolo che sta perdendo nello sviluppo generale del Paese».
Intenso l’intervento del Rettore Corrado Petrocelli: «dei 175 posti come ricercatori disposizione del sistema universitario regionale, Bari ne avrà ben 89 e saranno reclutati giovani su progetti di ricerca, garantiranno per il nostro territorio possibilità di innovazione, progresso, internazionalizzazione».
«Culture e conoscenza devono essere riconosciute come fattori primari, ma è grave che oggi come in passato abbiamo bisogno di ribadirlo, di dover convincere gli altri – malinconico continua l’uscente Magnifico, che domani a Mezzogiorno, presso la Sala degli Affreschi, passerà il testimone proprio al bitontino Uricchio– e anche le generazioni future».
Ma arriva la risposta del presidente della Repubblica.
«Una delle leve per recuperare questo ruolo – ha detto Napolitano – è la valorizzazione delle sue risorse e delle sue potenzialità culturali. Credo che le Università siano in qualche misura lo strumento principe».
È proprio nella cultura che Petrocelli ha riconosciuto il vero motore, l’antidoto, per un paese sempre più immobile, che cresce meno della media degli altri Paesi, in cui aumentano tutti i giorni le disuguaglianze, diminuiscono le idee e sembra affievolirsi l’identità culturale.
Esce, i ragazzi dietro le transenne, folle indemoniate di giornalisti, fotocamere del cellulare attive lo assediano. Il presidente ha suscitato tanta emozione, tanta curiosità, tanta voglia di riuscire a stringere la mano a chi è, nel bene e nel male delle scelte politiche, il capo dello Stato. Del nostro Stato.
Concludiamo, la nostra cronaca della giornata, con una frase citata da Petrocelli che vorrei restasse nel cuore dei giovani, dei colleghi, di quanti ci governano: “Abbiamo portato nei nostri villaggi le nostre anime segrete, cioè i libri, i corsi, le opere dell’ingegno dell’arte. Noi ci crediamo nella virtù rivoluzionaria della cultura che dona all’uomo il suo vero pensiero” (A. Olivetti).