Cento anni fa si tennero a Bitonto, come in tutta
Italia, le prime elezioni politiche a suffragio quasi universale maschile. Fu
una data importantissima. Milioni di persone, prima escluse perché non
raggiungevano i requisiti di censo richiesti, si recarono per la prima volta
alle urne, per indicare quali forze politiche mandare in Parlamento.
Ma a Bitonto, Giovinazzo e Terlizzi quelle elezioni
furono ricordate anche per un altro motivo, molto meno glorioso. Brogli e
violenze, da parte dei mazzieri del candidato Domenico Cioffrese,
impedirono il libero svolgimento dell’appuntamento elettorale. A farne le spese
gli altri tre candidati Gaetano Salvemini, Giuseppe Laudisi e Gaetano
Vitagliano. Una brutta pagina per la città.
A cento anni di distanza Michele Muschitiello e Laura
Fano hanno ricordato quegli eventi nel saggio storico “1913:
Il suffragio quasi universale. Scandalo nel collegio di Bitonto – Terlizzi –
Giovinazzo”. Il volume, edito da Edizioni Raffaello, è stato
presentato sabato scorso, nel giorno del centenario di quelle elezioni, a
Palazzo Gentile.
Ad introdurre la serata è stato Antonio
Uricchio, rettore dell’università di Bari, che ha sottolineato come “le
consultazioni elettorali del 1913 furono molto importanti. A Bitonto furono in
18 mila i cittadini che poterono recarsi alle urne, contro i 4 mila delle
precedenti elezioni”.
“Senza dubbio fu una svolta democratica, ma
l’episodio narrato dimostrò come non si fosse ancora raggiunta una piena
maturazione democratica” ha aggiunto Uricchio, prima di passar la parola
all’assessore Vito Masciale, intervenuto in rappresentanza
dell’amministrazione.
“Per capire le vicende locali bisogna guardare al
contesto nazionale – ha continuato Laura Fano – Giolitti si
trovò a guidare un Paese arretrato rispetto al resto d’Europa. Mentre al Nord
sostenne modernizzazione e sviluppo dell’industria, al Sud ebbe un
atteggiamento diverso, più accondiscendente verso i latifondisti e meno
favorevole verso i contadini. Atteggiamento che gli valse l’appellativo di “Giano
bifronte”, da parte dei giornalisti dell’epoca. Spesso al Sud furono
utilizzati metodi brutali per influenzare i risultati elettorali”.
“Ci furono tutta una serie di malversazioni e brogli – ha
proseguito Muschitiello – Salvemini godeva di largo consenso tra le
classi più deboli. Cioffrese, invece, non aveva un partito alle spalle ed era
sempre stato sconfitto nelle consultazioni precedenti. E, proprio per crearsi
una base elettorale, si accordò con l’ex sindaco Scivittaro per
ottenere il suo appoggio, in cambio del ritiro di alcune denunce che pendevano
su di lui”.
Diversi furono i metodi con cui furono ostacolati gli
avversari, da parte dei mazzieri di Cioffrese. “I capi del Partito
Socialista, a cui apparteneva Salvemini, furono minacciati e aggrediti, in modo
da impedir loro di presenziare nella commissione elettorale, che fu quindi
costituita dai soli sostenitori dell’avvocato bitontino – ha ricordato
il co-autore del testo – I certificati elettorali, inoltre, furono
consegnati solo a persone vicine a Cioffrese, mentre fu ostacolata la consegna
agli altri. Il tutto con l’appoggio delle forze dell’ordine, del clero e della
malavita, che a Terlizzi tentò pure di uccidere Salvemini. Fortunatamente la
pistola si inceppò. Agli avversari fu, dunque, impedito di fare campagna
elettorale. Il risultato finale fu una vittoria schiacciante di Cioffrese.
Poche decine di voti andarono a Salvemini, molti dei quali assegnati dagli
stessi sostenitori di Cioffrese, per far risultare dei consensi anche al
socialista molfettese”.
Ha presenziato anche il deputato del Pdl, di origini
bitontine, Francesco Paolo Sisto, che ha colto l’occasione per
discutere della situazione politica odierna, tra larghe intese, scollamento tra
politica e cittadini e legge elettorale che “non deve essere basata solo
sulle preferenze, perché, se da un lato molte persone votano secondo scienza e
coscienza, molte altre votano, sulla base di indicazioni prive di alcun carattere
ideologico, personaggi che fanno politica sulla pancia degli elettori”.
“Oggi la politica ha perso la dignità dell’ironia,
a vantaggio dell’insulto verso l’avversario Siamo arrivati a questi livelli
perché non c’è più capacità di confronto, requisito fondamentale perché i cori
a senso unico sono inutili, dannosi e noiosi. I partiti devono tornare a fare
scuola politica”.
Arricchito dalle esibizioni musicali del gruppo
folkloristico “Re Pambanelle”, che ha intonato brani popolari storici,
l’incontro si è concluso con l’auspicio, da parte della giornalista del
Da Bitonto Viviana Minervini, che il volume entri nelle scuole e nelle
case, “perché racconta una pagina della nostra storia che merita di essere
ricordata”.