Acceso, lungo, intenso, il dibattito tra Domenico Damascelli (Pdl) e l’assessore Rocco Mangini sul palco di #mustchange.
A moderare una equilibrata
narratrice, Fiorella Carbone.
Marketing territoriale, non mi ricordo chi disse: “quando ci parlano in inglese, ci stanno automaticamente fregando”,
chissà se lo sia anche per queste deleghe effimere, senza uffici, né
collaboratori, approdate nel nostro comune con Damascelli e proseguite da
Mangini.
«Puntavamo a
fare qualche evento in meno, favorendo la promozione del territorio su siti
esteri, investendo nelle zone da cui approdavano più stranieri – ha spiegato
l’ex vicesindaco -. Certo, non portava
consensi ma era un percorso indispensabile».
«Il marketing – ha dichiarato
l’assessore -, è una materia molto complicata
soprattutto se associata ad un Ente. Abbiamo cominciato un lavoro che, prima di
poter vendere all’estero, esige un sistema “Bitonto”. Abbiamo vicinanze
importanti con l’aeroporto e dobbiamo creare condizioni ottimali per sfruttare
questi vantaggi. Il primo step di questa Amministrazione era creare l’humus,
arare il terreno, coltivare e dopo raccogliere. Il secondo, arriverà a breve
con il primo forum del turismo a Bitonto con imprenditori e associazioni.
Inoltre, con il GAL abbiamo sottoscritto un impegno per la valorizzazione dei
nostri prodotti a San Pietroburgo e a maggio in Giappone»
Bitonto viene riconosciuta all’estero soprattutto come città culturale. Ma,
come ricorda Damascelli, «spesso ci
usano. La città nei pacchetti vale 100 euro: i turisti arrivano, restano meno di un’ora,
visitano in fretta la Cattedrale e vanno via».
Eppoi arrivano i consigli: «Caro assessore, troverai muri altissimi da
dover superare e solo con tanta testardaggine ci riuscirai. Ricordo la lotta
per eliminare i bagni pubblici in piazza Caduti del terrorismo, il meeting per
giornalisti e free lance in campo turistico, i progetti fieristici a Rimini,
Gabicce Mare e alla Fiera del Levante».
Bisogna tornare a guardare la prospettiva nazionale: allargare il proprio
orto, come dei veri open fields.
Strade già battute, ma non è facile
per Mangini recuperare numeri e carte di chi l’ha preceduto. Tutto è fantasma,
un grande gap comunale.
La parola ai giornalisti intervenuti.
Mimmo Larovere, direttore del
periodico Primo Piano, ha notato come entrambe le figure comunali si siano
connotate di un impegno notevolmente attivo. «Va bene l’impulso al marketing, ma devono essere delle suggestioni, il
Comune non può sostituirsi alle attività degli albergatori e degli operatori
turistici. Si registra nella città una esplosione di attività, ma bisogna
pensare ad un filtro che si possa trasformare in un vero volano di ricchezza…»
«La ricchezza
sarà l’aratura. L’essenziale, al momento, era recuperare l’orgoglio dei
cittadini, ritrovare il loro senso di comunità – ha risposto
Mangini -. Dopo avverrà un processo di
selezione. Gli eventi camminano, ormai, sulle proprie gambe senza più il
bisogno del Comune che ne ha soltanto favorito lo sviluppo».
D’accordo con Larovere, Damascelli, che parla di movimentismo. «Il merito è solo dei ragazzi, giovani
imprenditori che hanno investito nel centro storico e dei progetti di
ristrutturazione della piazza partiti con la giunta Valla e che, giustamente,
avete inaugurato con Abbaticchio».
Scettica, sulla Bitonto estate che è “apparsa come una collezione di piccoli
eventi privati”, è apparsa Mariella
Vitucci direttrice della testata Bitontolive. «Dove è partito il cambiamento, dai locali in più dove mangiare la
pizza o prendere l’aperitivo?» Si è puntato a pochi eventi costosi. Abbiamo
portato gli eventi sulla strada – delucida l’assessore – perché l’obiettivo non
era quello di sostituirci ad un’azienda di spettacolo ma di una agevolazione di
percorso comune. È una strategia. Ci carichiamo di costi che le compagnie
dovevano comunque pagare per controllare meglio l’apporto logistico e per
risparmiare. L’obiettivo era rianimare le piazze: l’estensione delle città è
enorme e va dal centro storico alle periferie, alle frazioni (dove sono stati
svolti ventitré eventi) e stiamo già lavorando per il prossimo anno».
Damascelli: «Che ben
vengano gli eventi per tutti i ceti e tutte le età, ma piazza Unità d’Italia e
Caduti del terrorismo hanno bisogno di essere ripopolate».
Enrica D’Accio, giornalista
della Gazzetta del Mezzogiorno risponde alla ricerca dei numeri turistici di Mangini dichiarando che “c’è il report del 2008”. Poi,
giunge la domanda. «Dopo il tentativo di
Valla e ora di Abbaticchio, ci si è impegnati in eventi organizzati attraverso
un bando ma non si può lasciare le associazioni, l’imprenditoria e i ragazzi
del servizio civile soli: posto che l’assessorato è solo, perchè non è stata
pensata un’organizzazione degli uffici? Lo farà questa Amministrazione?»
«Ci saranno dei
passaggi interni – risponde l’assessore al marketing -, si farà formazione perché chi è responsabile di tali uffici
rappresenta la vetrina della città».
Realista la risposta di Damascelli che ricorda: «Il comune non può fare assunzioni perché è stato violato il patto di
stabilità nel 2005 e non si poteva assumere per anni. Si è sottodimensionati
quasi del 50%, c’è una grande problematica negli uffici tecnici, nei vigili
urbani e molto altro. È stata una grande pecca, anche nostra».
Positiva la richiesta da parte dell’editore della testata online BitontoTv,Francesco Paolo Cambione, che
suggeriva di «far pagare gli spazi usati
da Matteo Masiello all’interno del Torrione». Giunge immediatamente la
risposta di Mangini: «si è ripreso la
metà delle sue opere perché ha compreso i nostri intenti all’interno di quel ‘contenitore’».Rabbioso Damascelli: «è una cosa
gravissima. Prendetevi la responsabilità del patrimonio che state restituendo».
Ancora poi Cambione. «Il turista
vende il marchio Bitonto. Bisogna rispondere ad un capitolato, che debba valere
per alimenti, cultura e molto altro: deve rimanere un modello scritto». «Avevamo cominciato un cammino, quando
Abbaticchio era dirigente, con l’istituzione della De.Co. (Denominazione
Comunale di Origine) – ha dichiarato Damascelli -. Ora si può proseguire su quel percorso».
Arriva il turno dei direttori del “da Bitonto”. Maurizio Loragno, prende fortemente d’assalto l’utilizzo smodato di
social network da parte dei politici: «Noto
un immenso proliferare dei profili Facebook e Twitter quando si potrebbe
benissimo usare la comunicazione istituzionale. Non vorrei che questo
sottendesse un cattivo rapporto con la stampa locale. Spesso si ha la
presunzione di arrivare, così, ovunque, ma dubito che su tutti i cittadini
abbiano un profilo». Il direttore, poi, chiede chiarimenti sulla polemica
in merito all’editoriale di prima pagina sul numero n.271 del periodico.
«Sto assistendo – riflette l’assessore
– su un cambio di rotta dei social
network. Cerco sempre di chiarire le fonti e distinguere il mio profilo privato
con quello su cui comunico ‘l’istituzionale’. Per quanto riguarda l’editoriale,
ho voluto solo sottolineare l’inesattezza di limitare il contributo del Comune
alla sola Siae».
Damascelli, per la risposta, coglie l’assist di Loragno. «L’Amministrazione è bravissima a comunicare
anche l’incomunicabile. Scrivono post giocando sull’equivoco, le agevolazioni
esistevano già – e poi chiude –. Un uomo
pubblico lo è sempre, tutto l’anno in ogni momento, anche per chi ti è accanto
che fa dei sacrifici. La comunicazione non deve intralciare chi è addetto a
tale compito, non devono esistere pagine personali solo per la sfrenata voglia
di comunicare. Il Pdl sta ancora attendendo una risposta al ‘Comune disinforma’
per cui, fu detto, si sarebbe risposto punto per punto».
Sdrammatizza i toni, vista l’imminente ora di pranzo, Mario Sicolo che del tutto
lontano dalle pratiche internet, di commenti e faccine, punta all’anima della
politica: «quali sono i vostri ideali e
quanto l’idea diventa azione… ».
«Ho cominciato
la mia militanza da giovane – racconta Domenico Damascelli – e mai mi sarei aspettato che il mio partito
diventasse un partito nazionale, che sarei diventato quel che oggi sono, con
tutte le cariche che nel tempo ho ricoperto. Tengo tanto alla mia attività che
mi porta continuamente tanti stimoli di crescita umana e sociale».
Epigrafico chiude Rocco Mangini: «Sono
legato all’idea di martirio come testimonianza. Per me la politica è questa,
testimoniare e poter lasciare un segno».