La chiamano “Quarta Mafia”, ma non ha nulla da invidiare, purtroppo, alle altre 3, in quanto a violenza e giro d’affari illegali. La criminalità organizzata pugliese è stata al centro del dibattito ieri sera al Torrione Angioino, in occasione della presentazione del libro “Criminali di Puglia. 1973-1994: dalla criminalità negata a quella organizzata”. L’incontro, programmato dalla Libreria del Teatro e dall’ associazione culturale InterArte, ha visto protagonista l’autore del libro, Nisio Palmieri.
Palmieri, ex sindacalista, oggi è coordinatore del Centro Studi e Documentazione dell’Osservatorio per la Legalità e Sicurezza di Bari. Per il Centro si occupa di raccogliere e catalogare ogni giorno il materiale informativo relativo ai reati commessi nel territorio pugliese. Il suo libro, corredato dalla prefazione del presidente dell’associazione Libera don Luigi Ciotti, è il risultato del lungo lavoro di riordino di questa documentazione che si propone di raccontare la storia e di analizzare i caratteri fondamentali del fenomeno criminale pugliese.
Influenzata dalle altre mafie del Sud Italia (Cosa Nostra siciliana, ‘ndrangheta calabrese e camorra napoletana), la malavita pugliese non si è costituita come una struttura unitaria, con un’unica gerarchia e un unico vertice. I clan pugliesi si sono sempre contesi il controllo del territorio a colpi di omicidi e si sono divisi il bottino di rapine, scippi, estorsioni, racket e commercio di droga e sigarette di contrabbando. Insomma, i criminali pugliesi fiutavano l’affare del momento e portavano avanti i propri traffici ora in accordo con le altre mafie (evidente l’influenza della camorra cutoliana nel foggiano e dei clan calabresi e siciliani nel Salento), ora in forme più indipendenti, come la Sacra Corona Unita. Palmieri ha passato in rassegna, nel libro e nel dibattito di ieri, l’evoluzione della mafia pugliese nelle varie aree territoriali della regione. Ha preso in esame gli aspetti più diversi: la collusione con la politica, le reazioni della società civile, l’impegno e i limiti dell’azione della magistratura, l’avvento delle nuove forme criminali, basate su circolazione di grandi capitali, voto di scambio, “welfare mafioso”, infiltrazioni nel mondo imprenditoriale.
Al termine della presentazione non è mancato un interessante dibattito tra Palmieri e il pubblico. Un confronto, al quale ha preso parte anche il vicesindaco Rosa Calò, in cui si è parlato dell’azione della magistratura e delle forze dell’ordine e si è cercato di individuare le (innegabili) responsabilità dei cittadini comuni nel proliferare del fenomeno criminale.
In apertura di serata, un omaggio a don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia 20 anni fa, con la lettura di un testo a lui dedicato eseguita dal presidente dell’associazione Fare Verde Angelo Berardi e dalla musicista Teresa Valentina Caiati.