Vacanze d’estate,
tempo di “pacchia” e relax. Il momento giusto per staccare la spina dalla frenetica
quotidianità ed immergersi in una dimensione nuova, lontana dalle solite consuetudini
di ogni giorno.
Per ricaricare così
le pile, disintossicarsi per qualche giorno dal lavoro, dai pensieri, dai
problemi.
Per stare con gli
amici del cuore, alla scoperta di posti, paesaggi, terre, scenari fantastici e
mozzafiato, che riempiono l’anima, ti gonfiano il cuore, ti fanno brillare gli
occhi.
E quando torni, ti senti
diverso, quasi cambiato, sicuramente più sereno, riposato e persino pronto a
vedere quella quotidianità bitontina (rimasta intatta, ahimè, anche in mia
assenza, con gli affanni e i malanni di sempre) in modo diverso e più leggero.
Le vacanze estive
2013 mi hanno portato in quel della Sicilia.
Monreale, provincia di Palermo, a soli otto chilometri da quella
che viene definita “la capitale dell’impero”.
Ospite di un amico
fraterno, spedito a sud del sud per lavoro da Poste Italiane. Quale occasione
migliore per fare una pur minima vacanza, visto che nulla era in programma e
nulla, probabilmente, avrei fatto? Vacanze sì, ma non dimentichiamoci la
realtà, la “moneta che scarseggia”.
Ed una settimana low cost di questi tempi
chi te la passa? Talmente low cost che si viaggia, direzione isola, in autobus.
13 ore di viaggio, pesanti ma non troppo, se poi ti capita di condividerle con
l’unico amico siciliano che conosci a Bitonto. Basilicata, Calabria, lo stretto
di Messina, Catania, la Sicilia brulla e selvaggia fino a Palermo.
Arrivato a
destinazione, pronto ad una settimana intensa, da vivere tutta d’un fiato.
E partenza migliore
non poteva esserci. La Riserva naturale
dello Zingaro, nella vicina provincia di Trapani. Acqua cristallina,
calette arroccate e raggiungibili solo attraverso un impervio e tortuoso
sentiero nella natura più incontaminata e selvaggia, passeggiando anche tra
presenze animali inusuali.
Un paesaggio affascinante, che seduce, più facile da
ammirare che da descrivere.
Mare e spiagge.
Come non citare Mondello, la spiaggia
dei palermitani. Il Ferragosto atteso sulle distese di sabbia da tutti – anziani,
famiglie, bambini, giovani – a suon di musica, balli, bagni di notte e
spettacoli pirotecnici per festeggiare l’arrivo del “Capodanno d’estate”.
Ma
anche il posto dove vivere un tramonto emozionante e piacevole, ricco di
emozioni forti e ricordi, soprattutto se a poche ore dalla ripartenza per la
patria Puglia.
C’è anche Castellammare del Golfo: dall’alto una
veduta panoramica stupefacente, “una finestra sempre aperta sul…golfo”, spiagge
con la solita distesa di sabbia e mare limpido, così come Alcamo Marina.
Ancora più
splendida ed affascinante (sarà anche per il nome?), Isola delle Femmine, lingua di terra tra il mare e la montagna,
caratteristica principe del territorio siculo: il nome di questa località
deriva dall’isolotto con una torre che, un tempo, la leggenda narra fosse una
prigione per sole donne. Bella sfida tra Isola delle Femmine e la riserva dello
Zingaro su quale sia il mare più bello, più cristallino e più incontaminato…
È il turno della
sorpresa, che risponde al nome di Scopello.
Piccolo borgo tra Castellamare del Golfo e San Vito lo Capo (altra perla, ahimè
non visitata, ma è buon motivo per tornarci a sud del sud, ndr), con i suoi
faraglioni ma soprattutto l’antico baglio dove trovare il classico carretto
siciliano, pub, bar e tanti piccoli negozietti per i souvenir. Dove è possibile
trascorrere una serata in relax ed in compagnia, senza farsi sfuggire
l’occasione di tornar per una volta bambini, con qualche salto sulle molle
elastiche…
Questo il resoconto
del mare.
Ma la vacanza è stata anche altro, cioè divertimento e serate (beh,
non me ne vogliate, ma quelle me le tengo tutte per me), buona cucina (tra
cannoli siciliani, brioche, gelato e arancini), cultura, storia e memoria.
Esempio lampante è Palermo.
Maestosa, immensa,
grandissima.
Città che ti lascia estasiato per la bellezza e le sue contraddizioni,
per i suoi lunghi viali che ti portano da un punto all’altro.
Il Teatro Massimo
ed il Teatro Politeama che si affacciano sulla centralissima via delle Libertà,
lo stradone dello shopping.
Via Vittorio Emanuele, racchiusa tra Porta Nuova e
Porta Felice, cuore del centro antico, che si affaccia sulla Cattedrale o su
Piazza Pretoria, attraversa la Piazza dei Quattro Canti, ti porta fino al porto
costeggiando i luoghi della movida, la “champagneria” e soprattutto la
“vucciria”, mercato del pesce e piazza delle voci (vucciria= baccano, voci
appunto) di giorno, punto di ritrovo per i giovani di sera.
Palermo immensa, dicevo
poco fa. Soprattutto se la si guarda dall’alto, dal Monte Pellegrino: in cima
ci sono il castello dell’Utveggio e il santuario di Santa Rosalia, patrona di
Palermo. Dai tornanti, uno spettacolo vero e proprio per gli occhi, una visuale
che dimostra la grandezza della città, il suo legame col mare e le montagne
che la circondano. E alle pendici del Monte Pellegrino, nei pressi dello stadio
Renzo Barbera (l’indole sportiva non tramonta neanche in vacanza, soprattutto
se il padrone di casa ora è quel Rino Gattuso, idolo rossonero degli ultimi anni…), il
parco della Favorita: lunghissimi stradoni immersi nel verde, quasi come se
fossero racchiusi in una galleria fatta di vegetazione.
Il momento più
toccante di una settimana indimenticabile, la visita a via Mariano D’Amelio sul
luogo dell’attentato al giudice Paolo
Borsellino.
Ora lì c’è “l’albero della legalità” a fare memoria di quei
tragici fatti. Una visita doverosa per rendere omaggio a quello che è stato un
degno servitore dello Stato e della sua terra, barbaramente ucciso dalla mafia
(e non solo…) il 19 luglio 1992, assieme alla sua scorta. Dinanzi a
quell’albero, a quei messaggi (”meglio un
giorno da Borsellino che cento da Ciancimino”), a quella stele che riporta
i nomi delle vittime, non hai forza, vengono meno i sensi, hai un magone
sullo stomaco.
Provi solo sconcerto, rabbia, impotenza, quella consapevolezza
di essere piccoli, inutili, dinanzi a tali “martiri” e a chi ha voluto la loro
morte.
Ti senti abbandonato e dimenticato dallo Stato, indifeso dinanzi alle
minacce.
E fa ancora più impressione e male girarsi attorno e riconoscere il
punto da laddove quel tritolo fu fatto esplodere…
Le stesse
sensazioni le provi anche quando, diretto all’aeroporto di Punta Raisi per
tornare a casa, passi dinanzi alle due enormi steli che a Capaci ricordano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la loro scorta. Cala il silenzio e ti percorre un brivido stando proprio in quel punto
dove il tritolo sventrò l’asfalto, la vita, la storia, la dignità, il coraggio…
Prima di ripartire,
però, non poteva mancare la visita a quello che è stato il mio comune di
residenza per una settimana. Monreale, celebre per il suo Duomo di architettura
normanna, e per il Belvedere, da cui ammirare dall’alto Palermo e l’intera
valle.
Si riparte per
Bitonto. Questa volta in aereo, seppur in un viaggio un po’ troppo “turbolento”
per i miei gusti.
Con negli occhi e nel cuore una certezza: quella di tornare quanto
prima in una terra che mi accolto e fatto davvero sentire a casa.
Una terra
fantastica, una vacanza stupenda, ma lasciatemelo dire: non sarebbe stata la
stessa cosa se al mio fianco non ci fossero state persone speciali e straordinarie…