Lo scorso 1 luglio, con l’ordinanza sindacale n° 200, il sindaco Michele Abbaticchio ha ordinato il divieto ad effettuare scarichi abusivi di qualunque natura nelle rete
fognaria cittadina. Questo provvedimento nasce alla luce delle continue
segnalazioni provenienti dall’Acquedotto
Pugliese in merito a scompensi del processo depurativo dell’impianto di
depurazione a servizio dell’abitato del comune di Bitonto, e per i solleciti da
parte del Servizio Ambiente della
Provincia di Bari e del Servizio di
Tutela delle Acque della Regione Puglia, a mettere in uso ogni misura per
evitare il fenomeno degli scarichi abusivi nelle rete fognante.
La normativa dell’amministrazione riprende anche l’art.124, comma 1, del d.lgs. 152/2006,
secondo il quale «tutti gli scarichi
devono essere preventivamente autorizzati e che gli stessi sono disciplinati
secondo criteri generale, regolati dalla vigente normativa e devono rispettare
i valori limite previsti dalla stessa, e che, pertanto, sono vietati gli
scarichi di qualunque natura, non regolarmente autorizzati». Inoltre, l’arrivo
di scarichi abusivi all’impianto di depurazione bitontino provoca sovraccarichi
al sistema fognario e alterazioni al processo biologico dell’impianto di depurazione
cittadino, col conseguente mancato raggiungimento dei limiti previsti dalla
normativa sull’effluente depurato e potenziali pregiudizi per i corpi idrici
recettori.
L’ordinanza non è passata inosservata a Pasquale Rapio, il difensore civico per eccellenza sulla questione
degli scarichi abusivi del depuratore di Bitonto. Rapio, da anni impegnato in
questa battaglia, ha scritto al sindaco Michele Abbaticchio dopo questa
ordinanza, dando così vita all’ennesima puntata contro l’impianto che, nel
passato ed ancora oggi, qualche problema di troppo dà, in particolari, ai
residenti della zona 167 per la fuoriuscita di cattivi odori.
«Signor Sindaco,
con questa Sua
ordinanza si acclara il mai cessato sversamento di reflui anomali lungo la rete
fognaria cittadina.
I reflui anomali
inibiscono il processo depurativo delle acque e lo scarico, con recapito al
mare, registra valori fuori range la normativa ambientale.
Altra conseguenza
diretta di questo atto illegale è l’ emissione in aria di aerosol e conseguente
malaria che deprime la qualità della vita dei residenti prossimi al presidio
sanitario che ne respirano gli effetti, ancorché nocivi per la salute, anche
psichica.
Che tipologia di
refluo anomalo è rilasciato lungo la fogna cittadina?
Lo Studio d’impatto
Ambientale relativo al potenziamento del processo depurativo del presidio
sanitario, che costerà alla comunità 7 milioni di euro con inizio dei lavori il
2 settembre prossimo, riporta che le acque anomale in arrivo al depuratore
cittadino sono riconducibili al settore olearioe diversi, intendendo per diversi,
oli esausti, residui di marmeria, residui di lavorazioni casearie, residui vasche
imhoff, e tutto il risibile che ci si vuole liberare illegalmente caricando i
costi sociali sul presidio sanitario e di conseguenza sulla comunità.
Certo, l’attuale depotenziamento del presidio sanitario non aiuta a contenere gli effetti
diretti e indiretti di questa pratica illegale.
Tuttavia il
potenziamento del processo depurativo che Aqp si appresta a realizzare, in
presenza di carichi idraulici anomali non da garanzie sul corretto
funzionamento dello stesso, come ribadito dalla stessa dirigenza di AATO.
Immagini l’ impatto
che ha sul processo depurativo, lo sversamento in fogna di un’ autocisterna di
6 mc di refluo oleario, considerato che un metro cubo di queste acque
corrisponde all’ inquinamento prodotto da 100.000 persone.
Non è necessario
essere esperti del settore per immaginare le conseguenze.
Dalla lettura di
diversi documenti prodotti dagli enti preposti alla tutela delle acque si
evidenzia una particolare attenzione e importanza al contrasto degli scarichi
abusivi.
Mi lascia basito il
fatto che gli stessi enti, nella pratica, non riescono ad affrontare
adeguatamente il problema.
Diverse attività
produttive che generano i reflui riconducibili alle criticità lamentate sono
saldamente ancorate sul territorio e una volta accertata la violazione, ad
esempio, si ritira l’ autorizzazione sanitaria o la si sospende come fanno in
altri comuni, ad esempio Andria, dove per i reflui oleari anomali il Sindaco
dispone per la sospensione o il ritiro dell’ autorizzazione sanitaria.
Questa Sua
ordinanza, che in verità avrei preferito non vederla affissa, suona, per lo
scrivente, come una dichiarazione di resa e di inadeguatezza nell’ affrontare
il fenomeno abusivo. A tutti i livelli di responsabilità.
Questa ordinanza,
alla pari delle medesime ordinanze Pice e Valla.
Certo, conosco
anche il Suo impegno nel candidare un apposito progetto impiantistico brevetto-ENEA
per trasformare il refluo oleario in risorsa, con ritorni economici
interessanti.
Progetto poi non
finanziato e percorso, anche per inadeguatezza della nostra imprenditoria
olearia e altro.
Forse altre sono le
strade da percorrere per risolvere il grave problema economico/ambientale rappresentato dai reflui oleari. E mi viene
in mente la fitodepurazione, pratica naturale e non invasiva, da localizzare in
aree dove è necessario ripristinare lo stato dei luoghi, come le tante cave
esaurite che circondano la città e che alcuni colossi economici del settore
rifiuti sono fermamente interessati a riempirle di rifiuti pericolosi e non. Ma questa è un’ altra
storia.
Un cordiale saluto
rappresentando che la presente non vuol essere un mio ricercare visibilità.
Oltremodo non ho interessi
economici in gioco.
Vuol essere un
contributo di pensiero che sentivo di esternare pubblicamente e tramite la
testata giornalistica raggiungere un pubblico più ampio al solo scopo di sensibilizzare e riflettere sull’ argomento.
Rapio Pasquale».