Un omicidio
compiuto con certezza quasi matematica parecchi anni fa.
E, di conseguenza, la
probabile risposta ad uno dei tanti misteri rimasti irrisolti della malavita
organizzata locale, a partire dai sei casi di lupara bianca bitontini (cinque con protagonisti locali, uno con vittima barese).
È questa la
pista battuta dagli inquirenti che indagano sul ritrovamento dello scheletro di
un uomo in un vano sotterraneo di dieci metri nelle campagne tra Bitonto e
Palombaio, alle spalle della chiesa della Madonna delle Grazie.
Ieri
mattina, alle 10, secondo il racconto degli inquirenti, è arrivata la
segnalazione del proprietario del campo dove sorge il rudere che, mentre
ripuliva l’area per compiere alcuni lavori, si é accorto della presenza di
resti umani. L’uomo, stando a quanto trapelato, avrebbe acquistato il terreno
agricolo ed il rudere da poche settimane.
Carabinieri e
Vigili del Fuoco, allertati per il sopralluogo, si sono ritrovati dinanzi uno
scheletro privo di pelle e peli, ricoperto da alcuni brandelli di vestiti e con
indosso ancora scarpe da ginnastica di colore scuro.
Non confermato,
ma sembra probabile, il ritrovamento anche di un borsello.
Dopo i rilievi
della scientifica, la Procura della Repubblica di Bari ha immediatamente
predisposto la perizia medico-legale, affidata al dott. Divella. Dai primi
accertamenti, pare che l’uomo fosse appunto giovane e morto certamente da più
di due anni.
Come avvenuto
negli scorsi anni in altri ritrovamenti simili, tornano alla mente i casi di
lupara bianca registratisi dall’inizio del nuovo millennio a Bitonto a causa
della faida tra clan per i traffici illeciti sul territorio.
Dopo il ritrovamento
del corpo di Arcangelo Colasuonno, scomparso per qualche mese e ritrovato
semicarbonizzato in un trullo a Mariotto, restano sei i casi tuttora
irrisolti.
Sono quelli di
Giuseppe Leccese, scomparso dal 30 luglio 2003, di Michele Pazienza, sparito il
16 agosto 2003, di Arcangelo Cantatore, scomparso il 14 agosto 2003, e di
Giuseppe Cariello e Giacomo Maggio, rispettivamente di 18 e 26 anni,
introvabili dal 2006.
Proprio su
Maggio, Polizia e Carabinieri riuscirono a ricostruire una trama, aiutati sia
da intercettazioni telefoniche in cui si ascolta la voce della vittima nel
momento del rapimento, sia da qualche testimonianza. Pochi mesi dopo la sua
scomparsa, infatti, grazie alle rivelazioni di un albanese imputato in un altro
processo, fu arrestato con l’accusa di omicidio premeditato con l’aggravante
dei futili motivi Arcangelo Zamparino, assolto poi dalla Corte d’Assise per non
aver commesso il fatto.
Ancora. Il sesto è un caso di lupara bianca non direttamente bitontina. Si tratterebbe di uno dei componenti del commando che nel luglio 2007 freddò il ventinovenne Vito Napoli, anche se l’obiettivo era il presunto boss Domenico Conte.
Pare che l’uomo, ritenuto allora vicino al clan Telegrafo del quartiere San Paolo, si fosse pentito. Cosa che, ovviamente, non gli fu perdonata, motivo per cui l’uomo risulta scomparso da anni.
Comunque, tra poche ore,
dopo la comparazione del dna, si saprà se quei resti appartengono a qualche
bitontino o ad altre vittime di paesi vicini.