Già primi grattacapi per il neo rettore dell’ateneo
barese. E non sono quelli accademici (anche perchè il suo mandato partirà da
novembre), ma, forse, quelli giudiziari. Antonio Uricchio, infatti, risulta tra
gli indagati del terzo filone dell’inchiesta “Gibbanza”, il presuntograndissimo giro di corruzione continuata in atti giudiziari, falsità materiale
e ideologica commessa da privati e/o da pubblici ufficiali in atto pubblico e
frode processuale continuata in concorso, riciclaggio, sottrazione fraudolenta
al pagamento delle imposte, responsabilità amministrativa degli enti. Scoppiato
nel 2010, ha già coinvolto un numero davvero elevato di avvocati, giudici
tributari, docenti universitari e commercialisti.
Il terzo filone dell’inchiesta ha già 21 indagati, e
nasce dalle dichiarazioni di Oronzo Quintavalle, l’ex giudice tributario che
dopo l’arresto ha cominciato a collaborare con la magistratura. Il caso
Uricchio riguarda una sentenza sulla “Ingross Levante”, un’azienda di Molfetta
difesa proprio da Uricchio insieme con il commercialista Gianluca Guerrieri.
Secondo l’accusa (il procuratore capo della Repubblica di Bari Antonio Laudati
e il sostituto Isabella Ginefra), la sentenza sarebbe stata scritta proprio dai
difensori. A raccontarlo sarebbe stato lo stesso Quintavalle, secondo cui «fu
Guerrieri – mette a verbale l’ormai ex giudice tributario – a dirmi che era
disponibile a predisporre la sentenza. Pertanto io acconsentendo gli consegnai
un fac-simile di una mia sentenza, affinché lui seguisse lo schema nella
redazione della sentenza Ingross. Io non ho mai letto né i motivi di appello e
neppure la motivazione della sentenza. Ho firmato la sentenza stampata nel mio
studio senza leggerla. Avevo massima fiducia nelle capacità del collega
Guerrieri e anche del professor Antonio Uricchio, codifensore del
Guerrieri. Io immaginavo che anche Uricchio in quanto codifensore avrebbe
cooperato alla redazione della sentenza, ma non ne ho certezza».
Il neo rettore, che deve rispondere di corruzione
continuata in atti giudiziari, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti
d’ufficio, si è già definito tranquilissimo.
«Io
sono tranquillissimo, se avessi temuto non mi sarei mai nemmeno candidato»,
spiega l’ex docente di diritto tributario. «Il
professore – commenta invece il suo legale, Vito Mormando – è totalmente estraneo all’intera vicenda,
così come ha ampiamente potuto dichiarare in sede di interrogatorio davanti al
pubblico ministero. È invece importante evidenziare che il pm ha adottato un
provvedimento pacificamente diverso rispetto alle altre posizioni processuali.
E infatti, mentre nei confronti degli altri indagati il pm ha scelto di
adottare il provvedimento di chiusura delle indagini, che di solito prelude a
una richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti del professore invece è stato
emesso un provvedimento di separazione processuale».