A conclusione di questa inchiesta, ecco il dato trasversale che è emerso in maniera più preoccupante.
In una città come la nostra, quello che tutti ti esortano a fare è fuggire. Scappare. Quasi evadere.
Un caro amico, andato via solo due settimane fa, mi contatta sull’odiatamato Facebook e mi fa: “Io qui ho una voglia di abbracciare qualcuno che conosco che non immagini”.
Milano, sicuramente, non è Bitonto.
Ma un doppio laureato, prima in economia e commercio e poi magistrale in “Intermediari e mercati finanziari”, che futuro avrebbe qui se non lo sfruttamento?
“Ho lavorato part-time – ci racconta – ma con due lauree chi si fermerebbe ad uno stipendio minimo ed un lavoro massimo? Perché accontentarsi di così poco quando noi, io ed i miei genitori intendo, abbiamo fatto mille sacrifici per lo studio?”
Il lavoro nobilita l’uomo, dà un valore sociale, che ti permette di avere un riflesso nella società, ma senza questo, o senza soddisfazioni non puoi stare bene.
E simo ad un’altra massima, più che attuale: il lavoro mobilita l’uomo.
Interi manuali di diritto del lavoro fondano i loro primi principi sugli articoli della nostra Costituzione (Art. 1 – 4), però poi, un capoverso dopo aggiungono: non è vero che il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione implichi un obbligo per lo stato a garantire a tutti un posto di lavoro e quindi uno stipendio.
Ma è vero che lo Stato ha l’obbligo di porre in essere le misure idonee a rimuovere gli ostacoli al fine di “rendere effettivo questo diritto”: per esempio, introdurre incentivi come quelli fiscali per le aziende che assumono le donne o neolaureati.
Ma lo Stato gli ostacoli del cuore (citando impropriamente Luciano) di certo non li rimuove.
“Sei costretto ad andare via, lontano da casa, parenti, amici per semplice sopravvivenza
non è giusto, non è cosi che dovrebbe andare – continua -. Questa strada dovrebbe essere di chi sceglie di fare carriera e diventare qualcuno, ma chi vorrebbe semplicemente un lavoro onesto rimanendo vicino alle persone più care non dovrebbe fare questo percorso.
Io personalmente non so quanto resisterò, sono molto giù di morale e spero che con il lavoro andrà meglio…”
Molti, altri e tanti doppio laureati, padri di famiglia che rischiano il posto di lavoro, direbbero che almeno lui, il mio amico, un lavoro l’ha trovato.
Intanto, però, un abbraccio virtuale glielo mandiamo….