L’attività fisica, o lavorativa, può esporre frequentemente i praticanti ad incidenti più o meno gravi che comportano l’assunzione di farmaci.
Ormai da diversi anni, l’utilizzo sconsiderato di prodotti farmaceutici è riconosciuto, anche dai non addetti ai lavori, come pratica scorretta ed in alcuni casi dannosa.
I farmaci maggiormente impiegati sono gli antidolorifici ed i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei).
Analizziamo quali sono i fattori che possono portare ad un consumo sconsiderato:
– Volontà di recuperare in lassi di tempo brevissimi;
– Soglia del dolore bassa o scarsa tolleranza dei sintomi;
– Impossibilità di rispettare periodi di astensione dall’attività fisica legata al lavoro;
– Facilità di reperimento dei farmaci senza necessità di prescrizione medica;
– Largo utilizzo delle stesse tipologie di prodotti anche per problemi diversi (antidolorifici utilizzati per stati piretici, emicranie, dolori articolari, eccetera);
– Scarsa conoscenza delle modalità di assunzione, delle controindicazioni e degli effetti collaterali;
– Fattori psicologici.
Una problematica molto rilevante è il cosiddetto “fai-da-te”, ovvero l’impiego di farmaci o strategie terapeutiche senza criteri medici e specialistici, semplicemente tenendo conto delle proprie esperienze pregresse o, peggio, di quelle altrui. Questo è un meccanismo molto dannoso oltre che pericoloso soprattutto per gli sportivi. Infatti, l’assunzione di un farmaco antidolorifico può dare allo sportivo la sensazione momentanea di essere in grado di prodursi nel gesto atletico compromesso. In questo caso, mentre l’organismo utilizza il dolore e la flogosi come strumenti di difesa, quasi a voler costringere le strutture inficiate a riposare, il farmaco annulla tali difese fornendo sollievo e diminuendo la limitazione funzionale. Così lo sportivo inesperto può sollecitare le zone colpite producendo danni ulteriori e spesso più gravi.
Non si può non fare menzione anche degli effetti collaterali che sono fra i più disparati. Tra i più noti: ulcere gastriche, nevriti, disfunzioni renali, danni epatici, emorragie, reazioni di ipersensibilità.
Quindi è sempre bene rivolgersi alle figure competenti prima di procedere con l’utilizzo di presidi farmacologici non solo per sapere quale di essi adoperare, ma soprattutto per effettuare delle valutazioni. Considerare le dinamiche dell’incidente o del problema, analizzare le proprie esigenze terapeutiche ed occupazionali, esaminare lo stato effettivo del distretto corporeo interessato, escludere intolleranze o incompatibilità con altre patologie preesistenti, valutare la necessità di esami diagnostici più approfonditi, sono tutte azioni che non possono prescindere del parere dei professionisti.
Dal canto loro i professionisti della salute dovrebbero mettere da parte approcci di tipo superficiale quando si confrontano con le esigenze degli utenti che potrebbero sembrare banali. A tal proposito, sarebbe bene evitare le prescrizioni via telefono, perché, sebbene il mezzo sia immediato e diretto, non permette valutazioni complete e soprattutto non consente di fugare i dubbi dei pazienti.