Purtroppo in Italia si assiste ad un
sempre crescente paradosso che si chiama digital divide (“divario
digitale”).
Il paradosso consiste nel fatto che,
se da una parte si moltiplicano gli studi secondo cui la diffusione di internet
mediante banda larga serve al rilancio e alla crescita del paese, dall’altra
invece il piano nazionale procede molto a rilento nei confronti
dell’innovazione tecnologica che impone invece ritmi velocissimi.
Un allarme è stato lanciato anche dallaConferenza delle Regioni dove i governatori regionali si sono lamentati dei
ritardi strutturali in termini di sviluppo della rete a banda larga (fibra
ottica) e che il governo centrale non investe abbastanza in questo settore
strategico, che ci porta ad un divario enorme con gli altri paesi occidentali.
Soprattutto, resta un’incognita lo
sviluppo di una strategia nazionale per creare una «moderna infrastruttura di
rete in fibra ottica, in grado di portare la banda ultra larga
in tutte le zone del Paese».
La sola spiegazione economica non è però
sufficiente a delineare la questione in modo chiaro e completo. Altri fattori
contribuiscono a accentuare il divario digitale tra cui l’analfabetismo
informaticodegli utenti, sia riguardo l’uso delcomputer,
sia riguardo alle potenzialità di Internet.
Una notizia di questi ultimi giorni,
apparsa su molti quotidiani nazionali, conferma questo paradosso. La notizia, riportata
a caratteri cubitali è la seguente: «Niente web anche se è gratis. Al sud
220 scuole rifiutano la nuova rete superveloce».
«Ci sono duecentoventi scuole che
non vogliono la banda larga neanche gratis, ma le pare possibile?», questo è
quanto ha dichiarato alla stampa Enzo Valente un fisico già ricercatore al CERNdi Ginevra e soprattutto uno dei pionieri di Internet. Dal 2003 è direttore delGARR(Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti della Ricerca) costituito alla
fine degli anni ’80 con lo scopo di rappresentare organicamente la comunità
scientifica delle Università e degli Enti Pubblici di Ricerca italiani nelle
attività di realizzazione, gestione e ricerca delle reti informatiche. Da tre
anni ha un sogno, quello di collegare le scuole del Sud alla sua rete super
veloce. Ha trovato i fondi, ha scritto la proposta a 260 presidi, però solo in
40 hanno accettato. «Non ci posso credere, non capisco. Collegarsi a Internet
con una rete super veloce può cambiare profondamente la didattica e l’offerta
formativa, vuol dire portare la scuola nel futuro. Come si fa a non capirlo?» ha
aggiunto il Valente.
È paradossale! Mentre la ministra
della Pubblica Istruzione fa propaganda per
“La Buona Scuola” e che apre la discussione su una
scuola sempre più digitale e connessa, contestualmente si getta via un’opportunità
come questa.
Per contattarmi scrivete
a michele.savino.51@gmail.com.