Care lettrici in occasione della festa della donna vorrei dedicare
un articolo a donne speciali..vittime di violenza sessuale.
”Ferite nel corpo e
nell’animo :il ruolo dell’equipe sanitaria” è stato il titolo della mia
relazione nell’ambito del convegno” La
donna è vita..stop alla violenza!!” che si è tenuto il 9/3/14 presso la
Sala degli Specchi del Comune di Bitonto promosso dall’associazione DEA (donne emancipate autonome) di cui faccio parte. In
questo articolo mi occuperò principalmente dell’intervento sanitario nella
violenza sessuale poiché i danni fisici
da violenza sono importanti quanto quelli psicologici ma spesso sottovalutati.
Oggi della violenza sessuale si parla tanto perché sono all’ordine
del giorno i casi di vittime di violenze sessuali da parte delle donne. Sono i
numeri a spaventare.
Nell’arco della vita il 51 % delle donne subisce molestie sessuali, il 36% tentati stupri, 0,6 % stupri. Gli
stupri e i tentati stupri nel 70% dei casi avvengono da parte di uomini
conosciuti dalla vittima.
La donna che subisce violenza trova nel territorio centri
anti-violenza o ospedali a cui potersi rivolgere.
La presenza dell’ equipe sanitaria è dovuta all’eventuale danno
fisico successivo a violenza.
Gli operatori sanitari fino alla fine dell’iter clinico-
assistenziale devono porsi in atteggiamento empatico, di ascolto, di
sospensione del giudizio, di apertura e di rispetto nei confronti delle scelte
della paziente. Non è compito dei sanitari accertare la veridicità del
racconto. Una volta che la donna è giunta in ospedale, l’ equipe sanitaria
procede con l anamnesi ossia la raccolta di informazioni per stabilire il tempo
intercorso tra la violenza e l’ingresso della donna in struttura e la modalità
con cui è avvenuta la violenza (rapporto completo, stupro di gruppo) e le
successive procedure.
Le conseguenze fisiche sono: ferite (lacerazioni, contusioni,
ecchimosi), danni agli organi interni, gravidanza indesiderata, disturbo
infiammatorio della pelvi, MST.
Viene effettuata una raccolta di documentazione fotografica delle
lesioni riscontrate. Viene effettuato un esame obiettivo e ispettivo dei
genitali esterni e ginecologico interno tramite i quale si possono valutare la
presenza di di arrossamenti, escoriazioni, lacerazioni, soluzioni di continuo
superficiali e profonde, ecchimosi specificando la sede (grandi e piccole
labbra, clitoride, meato uretrale, forchetta, perineo e ano). Si utilizzano
strumenti come il colposcopio. L’esame con speculum deve essere effettuato per
la raccolta degli eventuali spermatozoi sul canale cervicale. La persistenza
degli spermatozoi varia da sei ore nel cavo orale, fino a 1 o 3 giorni nel
retto e genitali esterni, fino a 7 o 10 giorni nella cervice.
Se non sono trascorse le 72 ore dalla violenza si somministra la
contraccezione di emergenza. Se è trascorso più tempo dalla violenza e si è
instaurata una gravidanza previo consenso informato della donna si sottopone la
stessa a IVG (interruzione volontaria di gravidanza).Per la profilassi delle
MST si effettuano tamponi vaginali e cervicali per la ricerca di batteri e
infezioni e prelievi ematici per HIV e epatiti B e C. Infine si procede per
eventuale rischio, con profilassi antibiotica per le MST.
Il percorso di uscita da
una situazione di violenza è lungo e difficoltoso e non è non affrontabile dal
singolo operatore. Questo perché è fondamentale occuparsi del problema non solo dal
punto di vista sanitario ma anche psicologico per l’attivazione di una rete di
aiuto e sostegno e per la rielaborazione del trauma.
Per qualsiasi dubbio scrivete a rubriche@dabitonto.com.