La
sostenibilità ambientale è diventata una priorità, almeno a parole, di ogni
attività umana. Molte aziende nel promuovere i loro prodotti ne sottolineano i
profili “eco”, cercando d’incontrare la sensibilità ecologica dei consumatori.
Essere “eco” significa, anche, stare dalla parte giusta, da quella di chi pensa
al futuro. Di chi risparmia le risorse disponibili oggi, per domani. Sarà per
questo che si risparmia anche sull’inchiostro, scrivendo “eco”, invece di ecologico,
eco-compatibile, ecc.. Risparmiare è sempre utile, quando non essenziale.
Sembra un motto, per ricordarci di essere virtuosi nella spesa quotidiana, ma,
per chi percorre molti chilometri all’anno, consumando migliaia di Euro in
carburante, può essere un invito a guidare in un nuovo modo. Se non per
sensibilità verso il Mondo, quindi, il tema può interessare, per l’attenzione
al portafoglio.
La
guida “eco” è un approccio mentale al viaggio molto diverso da quello
sperimentato quotidianamente da molti di noi. Accelerazioni violente per
conquistare un posto in prima fila al semaforo o due posti avanti nella coda formatisi
a causa dei cantieri in autostrada; frenate all’ultimo istante per rientrare da
sorpassi azzardati; stress in
abbondanza con contorno d’imprecazioni. Tutto diventa un ricordo. È una specie
di “altra realtà” fatta di tranquillità (relativa, ovviamente), morbidezza
della guida e risparmio di carburante. Sembra incredibile, ma è così. Gli altri,
che continuano ad affaticarsi per espugnare lo spazio di un’auto media (m 4,5
circa) con manovre al limite del buon senso, appaiono strani.
Ho
avuto modo di saggiare questo modo di guidare con l’aiuto di un istruttore
professionista che, dati alla mano, mi ha dimostrato come, utilizzando tecniche
di facile applicazione, la guida diventi un’esperienza più sopportabile sia dal
punto di vista fisico che da quello economico. In pratica, si anticipano le
criticità del traffico e si usa la “forza” del motore al meglio. Per esempio,
se il semaforo indica il rosso ed è visibile già da lontano, si rilascia
l’acceleratore, sfruttando (per quanto possibile) l’inerzia dell’automobile per
percorrere la distanza fino alla linea d’arresto; egualmente, se c’è una coda
su strada, si rilascia l’acceleratore per tempo e non si è costretti a frenare
all’ultimo, dissipando energia utile. Si utilizzano le marce più alte del
cambio, per tenere il motore al numero di giri in cui è più efficiente e quindi
dove consuma meno, impiegando la massima coppia motrice di cui dispone. Fin qui
quello che è possibile raccontare, ma c’è dell’altro per il quale necessita la
pratica su un percorso fissato e l’ausilio di un istruttore. Per rendere palese
la differenza di consumo, infatti, bisogna viaggiare lungo un itinerario stabilito,
prima come guidiamo normalmente e poi seguendo le indicazioni dell’istruttore.
Nella prima e nella seconda modalità vengono raccolti i dati relativi a
velocità media mantenuta, giri medi del motore, consumo ed emissioni di
anidride carbonica (CO2). Confrontandoli, alla fine della sessione
di guida in cui si mettono in pratica i consigli dell’istruttore, si scopre una
notevole riduzione dei consumi, delle emissioni inquinanti e con sorpresa un aumento
della velocità media di percorrenza a vantaggio della seconda modalità di guida,
che pareva quella più lenta.
È
interessante sapere che si possono avere risparmi di carburante fino al 10-15%
su strade pianeggianti e fino al 30% su strade di montagna. Benefici tangibili
per tutti, non solo per chi gestisce flotte aziendali o per chi si occupa di
autotrasporto a livello professionale.