DI PASQUALE RAPIO
In relazione alla denuncia dei ritardi sul PNRR fatta dalla giornalista Milena Gabanelli, pubblicata cinque giorni fa sul profilo Facebook del Dataroom, ritengo opportuno evidenziare alcuni aspetti importanti del decreto e del PNRR per favorire una riflessione più attenta sul tema proposto. La giornalista ha infatti denunciato la situazione attuale del PNRR, specificando che, dei 2,2 miliardi messi a disposizione attraverso il decreto MASE CER del 7 dicembre 2023, sono stati impegnati solo 50 milioni, ben lontani dall’obiettivo previsto. Il PNRR, inizialmente, prevedeva un interesse zero per la realizzazione delle infrastrutture delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Successivamente, è stato stabilito un finanziamento a fondo perduto del 40% destinato ai Comuni con meno di 5.000 abitanti, esteso dall’8 aprile anche ai Comuni con meno di 30.000 abitanti.
L’obiettivo dichiarato è generare energia fino a raggiungere una potenza installata di 2 GW, sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di un milione di famiglie.
Ad oggi, risultano allacciate al GSE solo 212 CER, con una potenza in grado di soddisfare circa 18.000 famiglie. Questi sono gli ordini di grandezza che evidenziano il divario tra obiettivi e realtà.
Nota dolente del decreto MASE CER è la mancanza di misure dedicate alla promozione delle CER e la data di entrata in esercizio fissata al 30 giugno 2026.
Il fatto che le CER siano ancora poco conosciute dal grande pubblico, unito alla fissazione di una data così ravvicinata, rischia seriamente di compromettere l’intero impianto del decreto.
Non aggiungo altro, perché credo sia evidente l’inadeguatezza del provvedimento: senza una capillare campagna di comunicazione e uno slittamento della scadenza, i fondi rischiano di rimanere inutilizzati.
Diverso il discorso sui fondi FESR: pur non conoscendo l’entità del finanziamento nazionale complessivo, dalle stime sui bandi già pubblicati da alcune Regioni (cinque in tutto), emerge che ogni Regione ha messo a disposizione circa 50 milioni di euro, sia per la promozione che per la realizzazione delle infrastrutture.
Si tratta di un ammontare complessivo stimabile in circa 1 miliardo di euro, potenzialmente in grado di generare ulteriori 1 GW di potenza, sufficiente a soddisfare il fabbisogno di circa 500.000 famiglie.
Plaudo le Regioni che, a differenza dello Stato, hanno previsto misure per la promozione delle CER, e in particolare la Regione Veneto, che ha stanziato ben 11 milioni di euro per questa finalità, dimostrando una visione strategica e concreta.
Tuttavia, solo 5 Regioni su 20 hanno ad oggi pubblicato misure di sostegno.
La Regione Puglia, pur essendo stata la prima in Italia a legiferare in materia con la L.R. 45 del 9 agosto 2019, non ha ancora pubblicato alcun bando relativo all’azione 2.3 del Fers dedicata alle CER.
In conclusione, è evidente la mancanza di una cabina di regia nazionale che accentri le competenze in materia e favorisca, in modo coordinato, sia la promozione che l’accesso ai finanziamenti.
In assenza di tale struttura, è necessario che le Regioni attivino appositi capitoli di spesa per la promozione, dai quali i Comuni possano attingere.
E laddove anche le Regioni risultino inerti, spetta ai Comuni trovare risorse a bilancio per sostenere la promozione delle CER, soprattutto se — come nel caso del nostro Comune — ciò è previsto nel Programma di mandato, al punto 5.7.2.
Senza una promozione a monte, ogni sforzo divulgativo compiuto dallo scrivente e dalla vostra testata rischia di essere vanificato se l’Ente pubblico non assume un ruolo attivo e propositivo.