DI ALEX PILONE
La Processione dei Misteri
La Processione dei Misteri, uno degli eventi più significativi della Settimana Santa Bitontina, si svolge ogni Venerdì Santo al mattino. Tradizionalmente parte dalla Chiesa di San Domenico, ma quest’anno, causa restauro, il corteo partirà da San Francesco la Scarpa, attraversando il centro storico. Per approfondire il significato e l’evoluzione di questa tradizione, ho intervistato il Prof. Alessio Gaudimundo, Priore dell’Arciconfraternita Maria SS. del Rosario, profondo conoscitore di riti e tradizioni locali.
Il Ruolo del Priore – Prof. Alessio Gaudimundo
Essere Priore comporta grandi responsabilità: Alessio Gaudimundo si occupa della gestione della processione, dalla disposizione delle statue alla logistica. Come racconta Gaudimundo, il momento più significativo è quello conclusivo: «Vedi gente che piange, si avvicina alle statue, questi momenti fanno capire quanto sia importante il lavoro che svolgiamo».
Il Significato delle Statue – Tra Arte e Storia
Le statue che compongono la Processione dei Misteri sono molto più di semplici rappresentazioni artistiche: ognuna di esse porta con sé un significato profondo.
La statua di Gesù nell’Orto degli Ulivi, ad esempio, utilizza l’elemento naturale dell’ulivo per rafforzare il legame con la realtà storica del Getsemani. Come conferma il Prof. Gaudimundo, «l’ulivo è l’unico elemento vivo nella processione». Tendenza artistica del periodo della Controriforma, «quando questi riti furono adattati a rappresentare la realtà in maniera vivida e realistica».
Il Calvario, con Gesù, Maria e San Giovanni, rappresenta l’istante in cui Cristo spira. L’immagine, impressa nelle parole: «Donna, ecco tuo Figlio!», esprime la sofferenza di Maria ai piedi della croce e richiama lo stile caravaggesco, creando un’atmosfera drammatica che colpisce lo spettatore.
Un’altra statua emblematica è quella di Gesù con la Croce. Anche se alleggerita da una struttura cava, «la croce è svuotata all’interno, altrimenti sarebbe troppo pesante», durante la processione «oscilla tra le mani dei portatori» – aggiunge il Prof. – «simboleggiando la gravità della sofferenza di Cristo».
L’uso del colore nelle statue è fondamentale per esprimere significati spirituali. Nella statua dell’Ecce Homo, il rosso del manto – emblema di Passione e regalità – e, nella statua di Gesù alla colonna, il verde smeraldo del pilone – simbolo di speranza e potere – creano un forte contrasto con la condizione di umiliazione del Cristo, flagellato e coronato di spine. Questo contrasto cromatico rafforza il significato del suo sacrificio come «Re dei Re», esaltando la tensione tra dignità divina e sofferenza umana.
La Misericordia, L’Addolorata e la Culla – Una Storia Unica
La statua della Deposizione di Cristo, conosciuta come «Misericordia», raffigura Maria, spesso erroneamente confusa con la Maddalena. Originariamente custodita dal Monte dei Morti della Misericordia nella Cappella cimiteriale, fu trasferita nel 2007 nella chiesa di San Domenico, in seguito a un tentativo di furto, diventando l’ottavo Mistero della processione. I colori delle vesti accentuano i temi della Passione: rosso e blu, sangue e acqua, simbolo di sofferenza e purificazione.
Le candele dell’Addolorata, chiamate «piangenti» per la loro particolare struttura che simula le lacrime della Madonna attraverso lo scioglimento della cera, conferiscono un ulteriore livello di espressione al dolore della Vergine. Il suo volto – unico a Bitonto per l’espressività dell’urlo raffigurato – «richiama lo stile delle Madonne spagnole», accentuando il significato catartico dell’immagine. I suoi occhi guardano attoniti il simulacro della culla, attorniato da una base che, negli emblemi dorati, mostra angeli di resurrezione e attrezzi di Passione.
La Confraternita del Rosario – Popolo e Tradizione
L’Arciconfraternita del Rosario ha sempre accolto tutti, «senza distinzioni di ceto sociale». Originariamente si occupava delle sepolture durante la Peste dei secoli XVI e XVII. Oggi, oltre a offrire servizi come il loculo o il manifesto, si impegna a preservare le tradizioni bitontine attraverso la Processione dei Misteri, nota anche come «Processione del popolo», per il coinvolgimento diretto della popolazione, come nella sosta dinanzi al Comune, introdotta «per favorire la riflessione sui Misteri Dolorosi e consentire la partecipazione delle persone con disabilità».
Cinquant’anni sotto il Calvario – la Testimonianza di un Portatore
Francesco Robles, portatore del Calvario di San Domenico da cinquant’anni, ha dedicato una vita intera alla processione. «Portare queste statue è un grande sacrificio fisico», racconta, enfatizzando l’importanza della sincronia tra portatori, che devono camminare all’unisono, come un’unica anima. Robles ha anche svelato due misteri affascinanti: le 111 candele che adornano la base dell’Addolorata, simbolo della Trinità, e il rito sacro della vestizione della Madonna, riservato esclusivamente alle consorelle e bambine, per preservare la purezza e il mistero della figura mariana.
La statua del Calvario è decorata con abiti benedetti ogni anno nella Cattedrale, e i portatori indossano lo stifelius, elegante abito che simboleggia la solennità della tradizione. Nicola Abbondanza, del «Cenacolo dei Poeti», ricorda con affetto Oronzo Mongiello, detto «Renzino il Sarto dei Santi», che realizzò, oltre agli stifelii, anche gli abiti dei Santi Medici, San Pasquale, San Lorenzo, l’Angelo Custode e la Madonna delle Grazie.
Quest’anno, Francesco Robles annuncia che sarà la sua ultima processione da portatore: «La confraternita è come una seconda famiglia».
Sebbene il suo passo lascerà il baldacchino, il suo spirito continuerà a vivere nella memoria dei suoi eredi.
La Banda – Tra Marce Funebri e uno Sguardo alle Nuove Generazioni
Raffaele Degennaro, giovane musicista di 19 anni, suona nella Banda musicale cittadina che accompagna la Processione dei Misteri. La sua passione per le marce funebri nasce da bambino, accompagnando i genitori alle processioni: «Sentivo le marce e provavo qualcosa di inspiegabile».
Questo legame affonda nelle radici della sua famiglia, con il bisnonno che gli ha trasmesso l’amore per le note sacre.
Ogni anno, il momento più toccante per Raffaele è l’apertura del portone centrale, con quel silenzio che precede il primo suono, carico di emozione e coralità. Tra fede e amore per Bitonto, questi giovani suonano per testimoniare l’eredità di un popolo: «È il mio modo per dire: io ci sono, e ci sarò finché potrò».
Tra i protagonisti di questa trasmissione generazionale spicca il Maestro Simone Mezzapesa, alla guida della Banda «Tommaso Traetta» dal 1982. Cresciuto con la musica leggera e le big band, fu il padre, amante della banda, a riportarlo alle radici. «Ho cominciato con il Maestro Francesco Primo, poi mi sono innamorato della banda, scrivendo marce sinfoniche e funebri, rielaborando i maestri bitontini: Carelli, La Rotella, Abbate, Delle Cese».
Il suo ruolo tecnico è anche spirituale: «Dirigere nella Settimana Santa è impegnativo: i brani sono complessi, servono settimane di prove».
Tra i momenti più toccanti, l’uscita delle immagini: «All’alba da San Domenico o la sera dal Purgatorio, la musica diventa voce del popolo. Ogni banda suona per ogni simulacro».
La tradizione musicale è per lui «un mosaico di emozioni»: Carelli, «cantore del dolore» e Rotella con la sua n.13, «la più complessa». Particolarmente sentito l’inno «A Maria Desolata», canto popolare misterioso, di cui non è stato rinvenuto un vero e proprio archetipo. Viene eseguito da voci bianche del «N. Fornelli»: «I bambini si tengono per mano, cantano la rosa-Vergine: è la purezza che si fa preghiera».
Nel Cuore della Notte – l’Alba di una Città
E mentre la notte avvolge Bitonto nel silenzio della Passione, i suoi cittadini si preparano ai suoi riti. La Settimana Santa diventa così lungo respiro collettivo che continua a vivere nei portatori, nei confratelli, nei musicisti e perfino nei giovani. Bitonto si fa narrazione vivente, eco di una memoria che non teme l’oblio. Perché la Pasqua, in fondo, è questo: la certezza che, anche nella notte più lunga, il giorno tornerà. E con esso, la speranza.